Si celebra oggi, venerdì 11 dicembre, la Giornata Internazionale della Montagna, istituita dalle Nazioni Unite nel 2002, in occasione dell’Anno Mondiale delle Montagne, e riproposta annualmente con l’intento di aumentare la consapevolezza dell’importanza di questi territori per la salute del pianeta e per il benessere delle persone.
In questo periodo nel quale, però, non si può vivere la montagna nella pienezza delle sue risorse, ecco quattro libri per affrontare un viaggio ideale lungo i sentieri, alla ricerca delle vette più alte.
Il primo titolo è Il mio amico Nepal. Un lupo alpinista, le montagne e la vera libertà di Andrea Scherini e Salvatore Vitellino, edito da HarperCollins Italia, recentemente insignito del Premio Grandi Lettori assegnato durante la rassegna di letteratura sportiva Invictus.
Nell’estate 2018, Andrea Scherini e il suo lupo cecoslovacco Nepal scalano in poche settimane diverse cime oltre i 4000 delle Alpi Pennine, e raggiungendo Punta Zumstein (4563m) conquistano il record europeo di altitudine mai raggiunta da un cane. L’impresa si diffonde su tutti i media e Nepal diventa un beniamino dei social: per tutti è il “cane alpinista”. Questa è una grande storia di amicizia a sei zampe e dall’estate del 2015 i due sono inseparabili in mille incontri e lezioni di vita. Nepal che scala a 3 mesi i primi 2000. Nepal che salva la madre di Andrea ferita in un bosco. Nepal che sta vicino al suo amico quando finisce un grande amore. Nepal che aiuta un bambino chiuso al mondo a causa delle sue sofferenze. Nepal che sorprende tutti salendo oltre i 4000, e fa capire al suo padrone che la felicità non è nel raggiungere la cima, ma nella gioia di arrivarci. Perché la vera libertà non è seguire traguardi sempre più alti, ma essere tutt’uno con le tue conquiste.
Per vivere davvero la montagna non serve fare molti chilometri: l’Appennino è un rifugio a pochi passi da moltissime grandi città italiane, grazie alla sua posizione, capace di unire il Nord con il Sud dell’Italia. Per questo il secondo libro è Appennino atto d’amore. La montagna a cui tutti apparteniamo di Paolo Piacentini, edito da Terre Di Mezzo.
“Se qualcuno in questo momento storico, mi dovesse chiedere a quale partito o area politica appartengo, gli risponderei che appartengo all’Appennino”.
Una fuga temporanea per uscire dalla routine stanca e inconsapevole, e attingere all’energia vitale del cammino. Oltre il velo che offusca i propri desideri, alla ricerca del senso profondo dell’esistere: l’amicizia, l’amore per la montagna, i suoi paesaggi, la sua gente, i luoghi che si spopolano e i giovani che ritornano.
Un’avvincente traversata lungo la spina dorsale d’Italia, da Nord a Sud, nello splendore delle terre alte.
Uno dei libri più famosi sulla montagna è sicuramente Aria Sottile di Jon Krakauer, edito in Italia da Corbaccio: un racconto vissuto in prima persona dall’autore, che a distanza di più di vent’anni dalla sua prima pubblicazione, continua a far parlare di sé. La storia, che narra la disastrosa spedizione per la conquista della cima del Monte Everest del 1996, è stata ripresa anche dal regista Baltasar Kormàkur per il film Everest.
Il 10 maggio 1996 una tempesta colse di sorpresa quattro spedizioni alpinistiche che si trovavano sulla cima dell’Everest. Morirono 9 alpinisti, incluse due delle migliori guide. Con questo libro, l’autore, che è uno dei fortunati che riuscirono a ridiscendere “la Montagna”, scrive non solo la cronaca di quella tragedia ma intende anche fornire importanti informazioni sulla storia e sulla tecnica delle ascensioni all’Everest. Offre inoltre un esame provocatorio delle motivazioni che stanno dietro alle ascensioni ad alta quota, nonché una drammatica testimonianza del perché quella tragedia si poteva evitare.
L’ultima proposta è certamente la meno convenzionale e la più fuori dalle righe: Confessioni di un serial climber di Mark Twight, pubblicato in Italia da Edizioni Versante Sud, e vincitore nel 2001 del Mountain Book Festival di Banff, in Canada.
Profondamente introspettivo, ma anche arrogante, grandioso, estremista, questo libro ha diviso la letteratura di montagna americana, dissacrando convenzioni, racconti e situazioni. Vincitore al Mountain Book Festival di Banff nel 2001, ha aperto lo sguardo su una concezione dell’alpinismo e della vita che nessuno aveva mai osato esprimere. Dal Monte Bianco all’Himalaya, dal Canada al Pamir, l’alpinismo estremo è stata la risposta di Twight alla “stupidità e alla mediocrità” e, nello stesso tempo, perfino un modo per sfuggire al suicidio. Cinismo, ossessioni, corse, sono accompagnati dai testi di canzoni punk che Twight ascolta durante le proprie scalate, in cui valanghe, morti di amici, soccorsi epici non sono mai ragioni di fuga.