Che succede se uno dei più delicati e attivi maestri spagnoli del graphic novel si mette a disposizione di una storia vera che ha trovato spazio sulle prime pagine di tanti giornali spagnoli e americani caratterizzando la prima decade degli anni Zero? Una storia capace di fondere in un unico racconto avventura, amore e tesori sommersi con un retrogusto da legal thriller sapientemente confezionato?
Facile: succede che ci troviamo davanti a Il tesoro de Cigno Nero. L’ultimo lavoro di Paco Roca, uscito per la casa editrice Tunué e basato sulla vera storia del diplomatico e scrittore spagnolo Guillermo Corral.
Siamo nel maggio del 2007 quando Ithaca, la più famosa società mondiale di recupero tesori sommersi annuncia di aver scovato negli abissi dell’Atlantico il più grande tesoro sottomarino mai trovato fino ad allora. Inizia qui un’accurata ricostruzione a fumetti che ci racconta come il governo spagnolo (e il ministero della cultura in particolare) hanno affrontato una delicata e rischiosa battaglia legale per vedersi restituire il tesoro. Un’affascinante partita a scacchi giocata nel 2007, ma le cui pedine furono plasmate diversi secoli prima. Un intrigo internazionale che in pochi conoscevano e che le matite di Paco Roca hanno trasformato in racconto popolare, in fumetto della verità, riconoscendo a quei fatti il posto che meritano nella storia della Spagna.
Paco Roca, nel 2007 la notizia del ritrovamento del tesoro ti era giunta? E se sì, hai subito compreso che sarebbe potuta diventare una buona storia da “raccontare”?
Di solito ho molte richieste per trasformare in fumetto delle storie e non sempre posso dare a queste la giusta attenzione che magari meriterebbero. Però Il Tesoro del Cigno Nero ha rappresentato un caso particolare anche per me che – appunto – di solito sono restio. Questo ritrovamento è davvero speciale ed è stato un evento di cui si è parlato tantissimo in Spagna. Si tratta – ad oggi – del più grande ritrovamento di un tesoro sottomarino. Già questo elemento rende speciale la storia e ti motiva a raccontarla. Inoltre Guillermo Corral ha rappresentato il valore aggiunto. Oltre ad averla scritta, lui la storia l’ha vissuta in prima persona come protagonista. Guillermo fa parte di questo libro e questo dettaglio conferisce una dimensione davvero speciale a tutta l’opera.
Come ti sei trovato a lavorare ad una storia non totalmente tua?
Tendo a non considerare lavori con sceneggiatori perché faccio tutto da solo. Però ci sono delle eccezioni. E Il tesoro del Cigno Nero è una di queste. A volte ci sono delle ottime idee che aspettano solo di essere disegnate ed è proprio quello che è successo con Guillermo. Quando ci siamo incontrati mi ha detto che aveva un’idea che avrebbe potuto funzionare davvero bene come fumetto.
Spesso si tende a dimenticare quanto il fumetto sia anche un linguaggio storico. Di racconto civile, prima ancora che di giornalismo. Il vostro libro può essere un lavoro del genere?
Credo molto nel giornalismo all’interno del fumetto; è un modo di esprimersi molto utile e mi interessa davvero tanto approfondirlo soprattutto quando ci sono dei materiali (dati, immagini, foto) che aiutano ad entrare dentro alla narrazione. Credo che il linguaggio del fumetto sia perfetto per raccontare la realtà. A volte è anche meglio di alcuni saggi perché con la sua parte grafica rende più veloce e rapida l’assimilazione di determinate informazioni che altrimenti potrebbero risultare complesse per il lettore. Se un saggio senza immagini può essere complesso, un fumetto può facilitare la lettura e nel contempo favorire una lettura attiva. Il tesoro del Cigno Nero è perfetto perché ci sono ricostruzioni storiche, informazioni, attualità e nozioni legali. Non avrei saputo come raccontarla, se non con un fumetto.