“Colui che sussurrava nel buio”: lo strano legame tra Lovecraft e Plutone

Il 13 marzo di novanta anni fa, veniva annunciata al mondo la scoperta di Plutone, il nono pianeta del Sistema Solare, avvenuta poco meno di un mese prima, il 18 febbraio del 1930, da parte dell’astronomo statunitense Clyde Tombaugh.

Per più di settantasei anni, Plutone è stato considerato l’ultimo pianeta del nostro sistema planetario, orbitante nella parte più esterna di esso, fino al 24 agosto 2006, quando venne declassato, ed inserito nell’elenco dei pianeti nani.

Poco cambia, in realtà, perché la storia legata alla scoperta di Plutone rimane pur sempre affascinante: all’inizio del XX Secolo, infatti, gli astronomi hanno iniziato ad ipotizzare la presenza di un ulteriore pianeta, oltre ad Urano e Nettuno, proprio a causa delle deviazioni orbitali compiute da questi ultimi.

Gli studi, in tempi nei quali non vi erano a disposizioni tecnologie informatiche, furono lungi, e solo all’inizio del 1930 portarono alla scoperta di Plutone, osservando con attenzioni le variazioni luminose all’interno della costellazione dei Gemelli.

Non solo gli astronomi, però, mostrarono interesse nella ricerca del nono pianeta del Sistema Solare: anche uno dei maggiori scrittori della letteratura horror, e grande precursore di quella che può essere considerata la moderna fantascienza, Howard Phillips Lovecraft, si entusiasmò alla questione. Egli, infatti, aveva una grande passione per il cosmo, che aveva ereditato dalla nonna materna, la quale possedeva una collezione di testi astronomici, che furono il primo contatto tra il Lovecraft bambino e l’Universo. E l’astronomia fu anche uno dei primi argomenti che trattò da scrittore, quando nel 1904, all’età di quattordici anni, iniziò a pubblicare il “The Rhode Island Journal of Astronomy”, un periodico amatoriale scritto a mano. La passione per la scrittura e per l’astronomia crebbero di pari passo, e a sedici anni tornò a scrivere delle stelle, in una serie di articoli mensili sul “The Providence Tribune”.

Lo studio dei cieli lo portò addirittura a scrivere, nel luglio del 1906, una lettera all’editor della rivista “Scientific American”, che venne pubblicata quello stesso mese, nella quale Lovecraft teorizzò la possibilità di scoprire la presenza del nono pianeta del sistema solare attraverso l’osservazione delle traiettorie delle comete, che vengono influenzate dalle azioni gravitazionali di grossi elementi, quali appunto i pianeti. Ovviamente Lovecraft non aveva i mezzi tecnici per verificare la sua ipotesi, ma invitava gli astronomi suoi contemporanei a cercare un nuovo pianeta utilizzando quella tecnica.

Quasi venticinque anni dopo, nel febbraio del 1930, Lovecraft iniziò a scrivere uno dei suoi racconti più belli Colui che sussurrava nel buio (titolo originale The Whisperer in Darkness), nel quale tornava ad incrociare il suo destino con quello di Plutone, la sua scoperta sarebbe stata annunciata circa un mese dopo.

Il racconto si divide in due parti: nella prima, Albert N. Wilmarth, docente di letteratura inglese alla Miskatonic University di Arkman, in Massachusetts, e appassionato studioso di folklore locale, intrattiene un rapporto epistolare con Henry Akeley, un gentiluomo di Townshend, nel Vermont, che sostiene di essere entrato in contatto con una razza aliena che si nasconde nelle foreste e nelle montagne attorno alla sua fattoria. A supporto della sua tesi, Akeley, invia a Wilmarth una serie di registrazioni fonografiche di conversazioni tra umani e alieni, nonché delle fotografie raffiguranti le impronte delle misteriose creature. Nella seconda parte del racconto, Wilmarth, mosso da quanto ricevuto, parte per andare dal signor Akeley, che però nel frattempo è stato rapito dagli alieni, che vogliono mandarlo su Yuggoth, il proprio pianeta di provenienza. Wilmarth stesso si salverà a stento dalla stessa fine, grazie ad una rocambolesca fuga dalla fattoria, ormai infestata dagli alieni.

Lovecraft identifica Yuggoth con Plutone, facendo dire al protagonista del racconto, il professor Wilmarth, quanto segue:

Quelle colline selvagge sono certamente l’avamposto di una terribile razza cosmica: nono ho più il minimo dubbio, dopo aver letto della scoperta di un nono pianeta più lontano di Nettuno, evento questo predetto esattamente da quei mostri. Gli astronomi, senza rendersi affatto conto di quanto sia appropriato quel nome, lo hanno chiamato Plutone. Sento, senza nutrire il minimo dubbio, che di altro non si tratta se non di Yuggoth, il mondo avvolto nelle tenebre.

C’è, quindi, un legame forte tra H.P. Lovecraft e Plutone, che ha interessato le ricerche dello scrittore, quando era ancora un giovane appassionato di astronomia, e ha fatto sì che, proprio Plutone, fosse all’interno di uno dei racconti più belli di tutta la sua produzione.

In Italia, Colui che sussurrava nel buio, anche conosciuto come Colui che sussurrava nelle tenebre è stato inserito in numero antologie, prima tra tutte nel numero 310 della collana Urania, uscito il 16 giugno 1963.