Un condominio pieno di segreti, tre voci narranti brutalmente oneste e il rapimento di una bambina dagli esiti tragici sono gli ingredienti del thriller “Quello che sembra” di Toni Brunetti.
Il male è il vero protagonista dell’opera; esso si può trovare ovunque: in un buio e freddo scantinato, nella casa di un uomo solitario, nel bugigattolo di un portinaio astioso, nella normalità di un ragazzo perbene. Il male può essere banale oppure estremamente scaltro, e può nascondersi sia in piena luce che aderire al cliché che esso si annidi solo nell’oscurità. Che il male sia il tema principale dell’opera lo si capisce già dalle prime, inquietanti parole che si trovano in apertura del romanzo: «Sono io. Lo leggo nei loro occhi quando studiano il mio volto per scovare i segni della perversione malata che mi divora, quando esplorano il mio corpo domandandosi che bisogni morbosi debba soddisfare, quando spiano le mie mani cercando le tracce del dolore che hanno seminato. Sono io. Lo ascolto nei loro silenzi improvvisi quando mi avvicino, e nei bisbigli spaventati che si scambiano mentre mi allontano. Sono io. Lo avverto quando mi passano accanto e sfilano a testa bassa, quando si fingono distratti per ignorarmi, quando si voltano perché cammino alle loro spalle. Sono io. Sono lo strano, sono il diverso, quello che fa paura. Sono la banalità del male, l’uomo nero degli incubi, il demone vomitato dall’inferno. Sono il mostro. Sono io, e ormai non posso più farci niente». Nell’ultima frase «sono il mostro. Sono io, e ormai non posso più farci niente» si intuisce che il “cattivo” della storia sia come spinto da una forza irrazionale a compiere delle azioni maligne; forse non ne è del tutto cosciente, o forse è perdutamente malato o, nella peggiore delle ipotesi, la sua constatazione cela solo la volontà di arrendersi alla sua natura perversa. Una cosa è però certa: sia Gerardo che Libero e Mauro, i tre protagonisti dell’opera, possono essere ognuno l’incarnazione del male, assolutamente umano e per niente sovrannaturale, che cinge il condominio in una morsa di orrore e violenza. Toni Brunetti presenta le loro vite, ci mostra le loro azioni discutibili e ci fa entrare nelle loro menti contorte; ci racconta una storia avvincente e inquietante dove, alla fine, si rimane sconcertati da un epilogo che ci fa riflettere su noi stessi e su chi ci circonda: e se anche i nostri vicini, persone insospettabili, nascondessero degli oscuri segreti?