di Simona Cappuccio*
Per chi non avesse avuto modo di partecipare alle proiezioni dei film “in” e “fuori” concorso al Lido e per chi aspetta di vederli in sala, scopriamo insieme le opere letterarie da cui sono tratti per arrivare ancora più preparati al cinema
Si è conclusa l’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia. Il Leone d’Oro alla fine, con non poca delusione, è stato assegnato al francese “L’événement” della regista Audrey Diwan. Ben due i riconoscimenti per Paolo Sorrentino, grande favorito alla vigilia della premiazione finale: ha infatti ottenuto il Premio della Giuria, mentre al giovanissimo Filippo Scotti, suo alter ego in “È stata la mano di Dio”, va il Premio Marcello Mastroianni per il miglior interprete emergente. Ma, in attesa che i lungometraggi arrivino in sala, scopriamo insieme le opere letterarie da cui sono stati tratti, così da arrivare preparatissimi al cinema e rispondere alla classica, ardua, domanda: meglio il libro o il film?
UNA VITTORIA AL FEMMINILE
Partiamo da due film in Concorso, vincitori di riconoscimenti nella serata di chiusura al Palazzo del Cinema. Si tratta di “The Power of the Dog” (Il Potere del Cane) di Jane Campion, che ha ritirato personalmente il Leone d’argento – Premio per la migliore regia, assegnatole dalla giuria presieduta dal premio Oscar per “Parasite”, Bong Joon-ho. La pellicola scritta e diretta dalla regista neozelandese è l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo western, ambientato in Montana nel 1925, di Thomas Savage. L’altra pellicola, premiata addirittura con il Leone d’Oro per il miglior film, è appunto “L’Événement”, che racconta la storia della studentessa Anne alle prese con una gravidanza non voluta in un momento storico in cui l’aborto era illegale. Anch’essa è un adattamento per il cinema del romanzo autobiografico della pluripremiata autrice Annie Ernaux.
A proposito di libri, registe e premi vinti, c’è poi Maggie Gyllenhall, che ha presentato in gara il suo esordio dietro la macchina da presa “The Lost Daughter”. Se il titolo originale non vi dice nulla, ricorderete di certo quello del libro da cui l’opera cinematografica è tratta: “La figlia oscura” di Elena Ferrante. La pellicola, che uscirà prossimamente nelle sale italiane e sarà distribuita su Netflix, è valsa all’attrice e regista il Premio per la migliore sceneggiatura.
DA BALZAC AD ALBINATI: LA REALTÀ CHE UCCIDE
Non ha ottenuto premi ma ha indubbiamente avuto il merito di riportare sullo schermo uno dei più bei romanzi di Honoré de Balzac il film “Illusions perdues”. Incentrata sulla vita del poeta Lucien, nella Francia del XIX secolo, la pellicola così come il testo da cui è tratta narra di sogni e speranze presto disillusi dallo scontro con la realtà esterna alla propria immaginazione, un insieme torbido di macchinazioni, leggi assai poco trasparenti e compravendite di desideri materiali e immateriali. Difatti, ha dichiarato il regista Xavier Giannoli: “Il romanzo di Balzac rivela la matrice del mondo moderno, il momento in cui un’intera civiltà era sul punto di cedere alla legge del profitto. Volevo prolungare quel gesto grazie al cinema, prendendomi, rispetto al testo originale, delle libertà che mi permettessero di esprimerne lo spirito”.
Da segnalare, sempre in Concorso “Żeby Nie Było Śladów” (Non lasciare tracce) di Jan P. Matuszyński, dal libro-inchiesta di Cezary Łazarewicz, sul caso dello studente liceale polacco Grzegorz Przemyk, picchiato a morte da alcuni poliziotti nel 1983. Perché, si sa, la realtà a volte supera di gran lunga l’immaginazione, tragicamente. Una consapevolezza che anche Edoardo Albinati aveva espresso tra le 1300 pagine del suo volume premio Strega “La scuola cattolica”, e che è tornata dopo anni tra le inquadrature dell’omonimo film di Stefano Mordini, nella sezione Fuori Concorso. La vicenda del libro e del film riapre in modo violento una ferita mai pienamente rimarginata nella storia italiana, il cosiddetto massacro del Circeo. Un delitto su cui si espressero, a pochi giorni dall’uccisione di Rosaria Lopez e del ritrovamento di Donatella Colasanti, intellettuali come Pasolini e Calvino, cercando di indagarne le motivazioni sociali e politiche. Motivazioni che nella pellicola di Mordini, in uscita il prossimo ottobre, si intuiscono chiaramente senza palesarsi quasi mai a parola, per voluta scelta del regista che in conferenza stampa ha detto che la sua intenzione non era quella di “evidenziare un conflitto politico, ma piuttosto un conflitto di genere in cui l’uomo esercita violenza contro una donna e così contro l’intero mondo femminile”.
E dalla mostruosa violenza della realtà, in questa Venezia n. 78, si è presto tornati a quella della finzione con l’horror “Halloween Kills”, basato su “Halloween” di John Carpenter e Debra Hill, e interpretato da Jamie Lee Curtis, premiata con un riconoscimento alla carriera. Da recuperare, per gli amanti del genere, la versione della pellicola sotto forma di libro.
ROMANZI FAMIGLIARI
In concorso pure Mario Martone che ha presentato “Qui rido io”, interpretato da un magistrale Toni Servillo che avrebbe probabilmente meritato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. Il film, già nelle sale da qualche giorno, è dedicato alla figura di Eduardo Scarpetta, famoso attore comico di inizio Novecento, autore di commedie di successo e della maschera di Felice Sciosciammocca, padre dei tre fratelli De Filippo. In particolare, il film si concentra sull’ultima parte della vita artistica dell’uomo, che nel 1904 decise di mettere in scena la parodia dell’opera dannunziana “La figlia di Iorio”. La storia e la vicenda giudiziaria che ne derivò sono note, ma consigliamo di riguardarle al cinema, dopo aver magari riletto le opere scarpettiane e il dramma teatrale del Vate, interpretato da un perfettamente nella parte Paolo Pierobon.
Parlando di famiglia e famiglie speciali ci sono “Les choses humaines” tratto dall’omonimo romanzo di Karine Tuil, con protagonisti i coniugi Farel, la cui armonia di coppia viene sconvolta da ciò che accade al figlio Alexandre, accusato di stupro dalla figlia dell’amante della madre Claire; oltre al film d’animazione “Inu-oh”, che racconta l’amicizia tra due esseri ai margini della società e alla ricerca della verità, per tentare di cancellare la maledizione che è caduta sulle loro vite. L’opera è tratta dal saggio di Hideo Furukawa, dal titolo “”Heike Monogatari Inu-Oh no Maki”, sulla figura di un uomo realmente esistito in epoca Muromachi.
Merita poi una rilettura prima della visione “Il bambino nascosto” di Roberto Andò, che dirige anche la trasposizione per il cinema, con un intenso Silvio Orlando nei panni di quello che senza ombra di dubbio potremmo definire “padre speciale”. È il maestro di pianoforte Gabriele Santoro, che si ritrova a dover accudire un ragazzino che tenta di fuggire alla vendetta dei camorristi. Senza anticipare troppo, col piccolo Ciro l’uomo imparerà una lezione di vita importante, anticipata in una delle scene del film da Roberto Herlitzka: ovvero, l’amore a volte conta più di ogni legge o divieto.
TRA GRANDI MAESTRI E CULT
Ridley Scott è invece stato a Venezia per presentare “The Last Duel”, che segna contemporaneamente il ritorno sulla scena della coppia Damon-Affleck. Il film parla di una storia realmente accaduta nella Francia del Trecento e di una donna coraggiosa, Marguerite de Carrouges, vittima e denunciatrice di uno stupro, a discapito della sua stessa esistenza. L’ispirazione arriva dall’omonimo romanzo firmato dal critico e scrittore, specializzato in letteratura medievale, Eric Jager.
In tema di maestri e di cult occorre citare anche “Dune”, dal romanzo di Frank Herbert, già trasposto per il cinema nel 1984 da David Lynch. Stavolta a interpretare Paul Atreides c’è però il talentuoso Timothée Chalamet.
Infine, segnaliamo il documentario “Django & Django” con uno straordinario narratore, Quentin Tarantino, il quale ribadisce il suo amore per Sergio Corbucci, a cui si è ispirato per “Django Unchained”, raccontando perché è “il secondo miglior regista di western italiani”. Una convinzione che il regista di “Pulp Fiction” affida alle battute di un personaggio di “Once upon a time in Hollywood”. E Tarantino, star annunciata della prossima Festa del Cinema romana, dove riceverà il premio alla carriera, è in libreria con “C’era una volta ad Hollywood”, suo primo romanzo, pubblicato dalla Nave di Teseo.
*Simona Cappuccio, background umanistico e una laurea in Italianistica con lode. Lavora nella comunicazione e nelle pubbliche relazioni come ufficio stampa. Giornalista pubblicista, scrive di cultura, arte e lifestyle. Cinema, libri e viaggi per vivere.