Domani, venerdì 23 luglio, alle ore 13:00 italiane (le 20:00 in Giappone) si svolgerà la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Tokyo 2020, che sanciranno l’inizio ufficiale delle competizioni.
A dire il vero qualche disciplina, come il softball ad esempio, ha già iniziato il programma di incontri ufficiali, ma quello di domani resta, almeno nell’immaginario collettivo, l’incipit dei Giochi Olimpici, il primo vero appuntamento per gli appassionati sportivi di tutto il mondo.
L’avvicinamento a questa XXXII edizione dei Giochi estivi è stata difficoltosa, a causa delle ormai ben note vicende legate alla diffusione del Covid-19: uno scenario che fino a poco più di un anno e mezzo fa molti non sarebbero neanche riusciti ad immaginare.
Ma se quel che abbiamo vissuto, e in parte continuiamo ancora a vivere sembra uscito da un libro di fantascienza, proprio all’interno del genere SF c’è un piccola perla, pubblicata ormai più di trentacinque anni fa, che mai come in questi giorni potrebbe essere attuale: si tratta dell’Urania 993, dal titolo Le Olimpiadi della Follia, uscito in edicola il 31 marzo 1985.
Si tratta di un’antologia di racconti nata da uno dei più grandi autori del genere, Isaac Asimov, che comparando le Olimpiadi dell’età antica con quelle svolte in epoca moderna, ha rilevato vistose crepe e pericolose incrinature, attraverso le quali si starebbe introducendo un futuro di follia.
Con i suoi collaboratori Martin Greenberg e Charles Waugh, Asimov ha quindi passato in rassegna la fantascienza olimpionica, in un arco di tempo che va dal 1965 al 1984, ed ha articolato questa inquietante raccolta, all’inizio della quale ha voluto porre una sua preziosa introduzione.
Le Olimpiadi, antiche e moderne, scrive Asimov, per quanto siano un inno al disinteresse e alla gloria, non possono nascondere il marchio del nazionalismo. Non è solo l’atleta che vince, ma anche la città e la nazione che lui rappresenta. Nei tempi moderni, assistiamo certamente a una conta ossessiva delle medaglie vinte da ogni nazione, e alla grancassa dell’orgoglio nazionale, o del risentimento, sulle vittorie e sulle sconfitte.
All’interno del volume trovano posto nove racconti, firmati da giganti della fantascienza come Bob Shaw, Jack Vance, Robert Sheckley e Arthur Clarke: tre opere, Telegioco di Charles Nuetzel, Sicurezza prima di tutto di Alan Dean Forster e Gli Olimpici di Mike Resnick, inoltre, rappresentano tre inediti che non hanno più trovato in futuro la via della pubblicazione, rendendo così la raccolta ancor più rilevante per gli amanti del genere.
Le ambientazioni e le discipline descritte sconfinano i limiti delle attività sportive disputate nelle realtà, fino a raggiungere nuovi orizzonti, seguendo la fantasia e l’intuizione dei loro autori: ecco, dunque, come le dispute tra squadre diventano incontri tra veri e propri eserciti, come tra il Mucchio della Duna d’Avorio e i guerrieri dello Scudo Orientale, in I guerrieri del Kokod di Vance, o il contatto fisico viene sostituito dalla manipolazione mentale in Psicogioco di Shaw.
Un’antologia, in conclusione, dove si possono trovare pregevoli esempi di racconti fantascientifici legati allo sport, e alle sue declinazioni più fantasiose.