di Paquito Catanzaro*
La storia di un libero pensatore.
Si potrebbe raccontare in questo modo “Sócrates”, il graphic novel realizzato da Marco Gnaccolini e Cosimo Miorelli edito da Beccogiallo.
Fuoriclasse, certo, ma pure poliedrico personaggio che diede una personale interpretazione della parola calcio.
«Nell’addentrarmi nell’universo Sócrates» dichiara Gnaccolini, sceneggiatore della storia «mi aveva colpito questa dichiarazione di un suo amico regista, raccolta in quello che considero il libro-bibbia su Sócrates scritto da Lorenzo Iervolino: “Sócrates si annoiava a parlare di calcio, a lui interessava parlare sempre di tutt’altro”. Una dichiarazione che, almeno a me, ha fatto intendere non tanto il falso (o modesto) disinteresse per il calcio, quanto la ricchezza di interesse verso la totalità della manifestazione del mondo e della natura umana che lo attraversa».
La storia prende il via nel momento più basso della parabola del centrocampista brasiliano, il ricovero in ospedale a causa di problemi epatici. Di lì un lungo flashback per raccontarne le aspirazioni, i primi passi con la maglia del Corinthians – costellata di successi – e la continua lotta per affermare la democrazia prima nello spogliatoio, poi nell’intero territorio nazionale.
«Le vittorie più importanti» continua Gnaccolini «della carriera di Sócrates (il doppio titolo con il Corinthians nel campionato paulista dell’82 e ‘83) sono ricordate soprattutto perché furono raggiunte dalla squadra chiamata della “Democracia Corinthiana”, nella quale si applicava il sistema rivoluzionario (ideato da Sócrates e compagni) di votazione di ogni decisone inerente alla vita della squadra e della società sportiva. Il voto di Sócrates valeva tanto quanto quello del magazziniere. La vittoria sportiva di questa squadra ha avuto il merito di dimostrare a un popolo intero l’efficacia di un sistema democratico nella gestione di una società».
Nota di colore: entrambi gli autori sono nati intorno alla metà degli anni ’80, subito dopo la parentesi italiana di Sócrates. Al di là di romanzi, biografie e materiale multimediale dai quali attingere, chi ha raccontato loro la storia del “filosofo prestato al calcio”?
«Da tifoso della Fiorentina, mio padre» risponde l’illustratore Cosimo Miorelli «me ne aveva parlato, raccontandomi dell’estrema eleganza e intelligenza di gioco oltre ovviamente alla particolarità intellettuale del personaggio che – appena giunto all’aeroporto di Firenze nel ’84 – dichiarò a tutti i giornalisti di essere venuto a giocare in Italia “per leggere Gramsci in lingua originale”».
«Anche per me» aggiunge Gnaccolini «c’è lo zampino di mio padre, ma più che su Sócrates il suo racconto era legato a quella nazionale (di cui Sócrates fu capitano) che creò questo modo di giocare entusiasmante che venne battezzato del “calcio bailado”. Avevo cinque anni, periodo Holly e Benji in tv al pomeriggio, e le parole di mio padre mi lasciarono addosso quel senso di unicità e sovversione che si portava addosso quella nazionale, che me li fece tratteggiare a degli eroi ribelli del calcio e mi spinse più avanti nell’età a scavare per saperne di più, fino a incontrare Sócrates».
Se ti interessa questo libro puoi acquistarlo subito su Feltrinelli.it o su Ibs.it
*Paquito Catanzaro lavora come addetto stampa della casa editrice Homo Scrivens e come insegnante di ludoteatro in una scuola materna. Coordina il blog Il Lettore Medio e ha una passione smodata per le figurine dei calciatori Panini. Ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di racconti sul calcio.
Socrates: l’uomo che giocò a Firenze per leggere Gramsci (in italiano)
