L’esercizio. Un romanzo di formazione atipico di cui sentiremo parlare a lungo.

di Paquito Catanzaro*

Non aspettatevi un lieto fine. Oppure fatelo ma mettendo in conto che potreste rimanere delusi poiché, necessariamente, all’inizio della storia dovrete parteggiare per uno solo dei protagonisti.
Claudia Petrucci cercava attraverso “L’esercizio” (edito da La nave di Teseo) una serie di risposte a quesiti che da anni la tormentano. In attesa che giungano le risposte, ecco l’ispirazione per un romanzo di formazione atipico, nel quale i personaggi vivono un momento dell’allontanamento (irrimediabile il richiamo a Propp e allo studio delle fiabe) per poi intraprendere un cammino che li condurrà verso una destinazione ignota. Giorgia tenterà di ritrovare sé stessa, attraverso la nebbia della patologia psichiatrica di cui è vittima; Filippo tenterà di ricucire il rapporto sentimentale con una donna molto fragile, coadiuvato da Mauro, il regista che si sente un dio e che non desidera altro che Giorgia sconfigga i propri demoni per tornare finalmente in palcoscenico.
Ed è un enorme palco quello sul quale si muovono i personaggi diretti da Claudia Petrucci, la quale regala al lettore il “classico romanzo di formazione che non è stato ancora letto”.
«Mi premeva raccontare Giorgia» dichiara Claudia «come individuo, desideravo fosse possibile guardarla nonostante sia una protagonista costretta al ruolo passivo. Ho dovuto costruire il suo personaggio prima di decostruirlo, e quindi elaborare per lei un apparato completo di desideri, gusti, moti interiori, pensieri, esperienze che sapevo non avrebbero trovato nessuno spazio in fase di stesura».
Una maschera pirandelliana – irrimediabile il richiama all’Uno nessuno e centomila dello scrittore agrigentino – che vuole su di sé l’attenzione degli spettatori e degli altri attori in scena. Su tutti Mauro e Filippo, due facce della stessa medaglia ma pure due eroi della mitologia pronti a massacrarsi per poter guarire la giovane schizoide.
«Mauro e Filippo» continua la Petrucci «sono accomunati da una simile evoluzione: ne L’esercizio nascono come personaggi e disvelandosi diventano persone».
Un romanzo che prova a farsi strada anche grazie a un linguaggio molto attuale, nel quale trovano spazio gli smartphone e i neologismi interculturali. Caratteristica molto apprezzata dai lettori.«È bello poter interagire con i lettori» continua. «Trovo stimolante conoscerli più da vicino, coltivare un dialogo aperto, spontaneo, avere degli spazi di confronto in cui consigliarsi reciprocamente delle letture o semplicemente parlare d’altro, slegarsi dal discorso della mia scrittura e della promozione».
Dopo aver letto e apprezzato questa storia, lecito chiedersi cosa si aspetta l’autrice da questo romanzo? «Non so davvero cosa aspettarmi» confessa. «Il percorso editoriale di questo libro mi ha stupito fin dai primi passi, perciò credo che starò a guardare ancora per un po’, che è l’attività che preferisco in assoluto».


* Paquito Catanzaro lavora come addetto stampa della casa editrice Homo Scrivens e come insegnante di ludoteatro in una scuola materna. Coordina il blog Il Lettore Medio e ha una passione smodata per le figurine dei calciatori Panini. Ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di racconti sul calcio.