Letture Sportive: “Il Giro del ’44” di Nicola Cinquetti

La partenza del Giro d’Italia durante il mese di maggio era una consuetudine alla quale tutti eravamo abituati: per più di settant’anni è stata la regola, l’abitudine di tutti gli appassionati.

L’ultima volta che questo non accadde fu nel 1946: era il primo Giro dopo la Seconda Guerra Mondiale, la prima edizione nella quale venne introdotta la maglia nera, e che vide la terza vittoria di Gino Bartali nella classifica generale, davanti a Fausto Coppi e Vito Ortelli.

Da allora, la più grande corsa a tappe italiana, ha sempre avuto il via durante questo mese: quest’anno, però, a causa dell’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus, questo rituale appuntamento è stato rimandato, al momento ad ottobre. Con tutte le riserve del caso, ovviamente.

E, secondo il programma stilato lo scorso anno, domani ci sarebbe dovuto essere il via della centotreesima edizione, con la cronometro individuale di poco meno di nove chilometri, da corrersi a Budapest.

Per trascorrere in rosa questo maggio senza Giro d’Italia, nella rubrica Letture Sportive, curata in collaborazione con AICS Roma, vi consigliamo Il Giro del ‘44 di Nicola Cinquetti, edito da Bompiani.

Sì, perché, proprio come quest’anno, anche nel 1944 a maggio non si corse il Giro: ad esser precisi quell’edizione non venne disputata, a causa del conflitto mondiale, così come le precedenti due e la successiva. Un vuoto senza tappe, senza maglie e senza podi, che si è protratto dal 1941, ovvero l’anno successivo all’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, al 1945, l’anno della liberazione.

Il Giro del ‘44, quindi, è un viaggio attraverso uno dei periodi più bui e difficili della storia recente italiana: un percorso sulle orme di Martino, costretto a lasciare la cittadina dove viveva nel cuore della Toscana, a causa dei bombardamenti, per rifugiarsi in un paesino arroccato sull’Appennino, insieme al nonno, alla mamma e alla zia. Uno sfollamento che lo porterà ben presto a confrontarsi con una realtà difficile: dovrà lottare, infatti, con una banda capeggiata da una bambina che gli ruberà la bicicletta, e lo prenderà subito di mira.

Ma il cammino di Martino sarà un’ascesa rapidissima dall’età dell’infanzia a quella adulta, tra la povertà, le tragedie della guerra e le azioni partigiane, bruciando le tappe di spensieratezza e felicità, che ogni bambino meriterebbe di vivere.

Tappe, che lui disegnerà lungo l’itinerario di un ipotetico Giro d’Italia del 1944, viaggiando con la fantasia, e sognando di essere Fausto Coppi, il suo eroe ciclistico.

Un amore, quello per il Campionissimo, nato da un incontro casuale avvenuto qualche anno prima, durante la tappa di un Giro vero.

Ci fermiamo un paio di chilometri prima del passo, lungo un tratto di salita molto ripida. Continua a piovere e fa freddo, anche se è la fine di maggio. Sulla strada chiazzata di pozzanghere, il vento spazza gli aghi di pino, che scappano come insetti impazziti. Mi riparo sotto l’ombrello del nonno e comincio a fissare con impazienza la curva che si trova sotto di noi. So che Bartali porta una maglia verde oliva, la splendida maglia della Legnano, e già mi immagino di vederlo spuntare, grande e superbo, come nella foto che il signor Romolo tiene appesa in negozio, con l’autografo obliquo.
Sfilano le prime macchine, le ammiraglie, schizzando fango con le ruote. Il nonno saltella come un bambino. “Andiamo dall’altra parte,” mi propone, “di là si vede meglio,” ma una volta attraversata la strada si dice insoddisfatto e vuole tornare indietro.
Finalmente appare il primo ciclista, accolto dall’urlo dei tifosi. Ha una maglia grigia. “È Cecchi!” annuncia il signor Romolo, che è amicissimo di Bartali ma si vanta di conoscere tutti i corridori del gruppo. Il vecchio Cecchi, che tutti chiamano lo Scopino, viene su stanco, fiaccato dalla pioggia, lo sguardo fisso sulla strada.
Questo va poco lontano,” dice il nonno. Quando mi passa davanti, grido qualche parola di incitamento e mi lancio alla rincorsa di quella schiena gobba e lurida, senza badare alla pioggia e alle pozzanghere che mi inzuppano le scarpe. Torno sotto l’ombrello col fiato ancora mozzo e vedo uscire dalla curva una maglia verde oliva.
Gino! Gino!” grida il nonno, e riprende a saltare, ma il grido gli si smorza in gola, perché non è Bartali il corridore che sale rapido come un levriero: è giovane, giovanissimo, lo sguardo crudele di chi fiuta la vittoria.
Questo arriva dritto a Modena,” dice il signor Romolo.
Questo arriva dritto a Milano,” dice il nonno.
Ma chi è?” domando io.
Il signor Romolo, che ha letto il numero di gara sulla schiena del ciclista, si toglie dalla tasca una pagina della Gazzetta e ne legge il nome: “Coppi Fausto di Castellania.”

Il Giro del ‘44 di Nicola Cinquetti è un libro avvincente, che riporta indietro in un’epoca triste del recente passato, ripercorrendo sentieri della storia d’Italia ormai passati, ma che non devono essere dimenticati.

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