Il porno amatoriale? Roba da infermieri. Parola di Jessica Rizzo

Per gentile concessione di D Editore vi proponiamo un capitolo del libro Nata bene, l’autobiografia di Jessica Rizzo. Un libro interessantissimo che ci fa conoscere la vita di una donna libera che – in un’Italia tradizionalista e sessuofobica – ha saputo scorgere un varco per vivere liberamente il proprio piacere e al tempo stesso per inventare un business più che redditizio.
Buon lettura.


Ancor prima di lavorare alle nostre produzioni, proponevamo ai registi progetti di cinema hard amatoriale, ma nessuno ci credeva. Ci rispondevano sempre che non era una buona idea, che non avrebbe mai avuto successo, che non piaceva a nessuno, perché la gente voleva vedere le pornostar perfette e famose, non donne e uomini comuni che facevano sesso e si lasciavano andare alle proprie fantasie. Questo rifiuto fu uno dei motivi principali che ci spinse a creare il filone amatoriale della Jessica Rizzo Communications: in questo modo avremmo avuto la possibilità di produrre, girare e distribuire qualcosa in cui credevamo fermamente, perché la sentivamo nostra.

Il risultato fu straordinario: i film amatoriali ebbero più successo dei film hard professionali, perché la spontaneità delle persone indubbiamente piaceva di più e quindi vendeva benissimo. Questi film – ma anche quelli professionali che mi vedono protagonista – non sono mai stati doppiati. Io ho sempre girato in presa diretta perché mi è sempre piaciuto il cinema verità. I film hard amatoriali li giravamo ovunque, dove capitava, a volte a casa di un attore debuttante, altre volte a casa nostra o a casa di uno dei nostri collaboratori. In realtà non serviva un vero e proprio set cinematografico con scenografia e tutto il resto. Era molto più semplice: a noi serviva un letto, una tele-camera e tanta voglia di mettersi in gioco. Parlavamo molto con le persone che si improvvisavano attori porno nelle nostre produzioni amatoriali e le motivazioni che li spingevano erano tutte diverse: c’è chi lo faceva per semplice curiosità riguardo al mondo dell’hard, chi per la voglia di soddisfare fantasie sessuali fino ad allora inespresse, chi per sentirsi meglio con se stesso. Io e Marco ci divertivamo a suddividere per categoria (rispetto alla loro professione), le donne e gli uomini che si proponevano per i nostri film. Tra quelle più gettonate ci fu quella delle infermiere e degli infermieri. Forse – pensammo – perché erano tutto il giorno a contatto con il dolore e con la gente che sta male, avevano bisogno di stimoli per amare la vita e togliersi di dosso la pesantezza del loro lavoro. Un’altra categoria interessante fu quella delle maestre, che si dimostrarono libere e disinibite durante le riprese.

Ho tantissimi ricordi delle persone con cui ho vissuto quegli anni: con Moana Pozzi facevamo anche delle manifestazioni contro la vivisezione o l’abbandono degli animali, avevamo interessi in comune che non riguardavano la pornografia. La nostra popolarità ci mise in contatto anche con personaggi che non avevano nulla a che fare con l’hard, tra questi Gianfranco Funari che mi invitò a fare l’opinionista nella sua trasmissione. Indubbiamente la mia presenza nei salotti televisivi alzava l’audience, perché parlavo di argomenti accattivanti e insoliti. Molte persone mostravano una grande curiosità nei nostri confronti, spesso facevano i perbenisti per salvare le apparenze e la loro immagine pubblica, ma poi mi facevano tante domande sulle dinamiche nei club privé o sulla gelosia tra scambisti. Nessuno di questi personaggi è mai stato squallido con me, non ci provavano perché avevano capito chi ero: sapevo quello che volevo, non ero un’ingenua e in molte circostanze ho avuto anche la sensazione che fossero in soggezione davanti a me.
Il nostro ultimo film, il 250esimo, lo girammo nel 2006 e si intitolava “Vieni a prendere il caffè da me”. Ormai il mercato del cinema porno si stava esaurendo e noi da imprenditori saggi iniziammo a progettare l’idea di un club privé…
Con questo ultimo film si chiuse un periodo irripetibile per opportunità colte, esperienze fatte e progetti realizzati. Tecnologie, materiali, distribuzione e contenuti dal 1992 al 2006 sono radicalmente cambiati e noi li abbiamo vissuti tutti dall’interno. In più di trent’anni di car-riera, io e Marco, abbiamo utilizzato tutti i formati per proporre i nostri prodotti: dal trentacinque millimetri proiettato nei cinema, alle VHS e i DVD noleggiati e venduti in videoteca e nei sexy shop ed Internet. Siamo stati testimoni di passaggi epocali che hanno influenzato e indirizzato il nostro lavoro, ma non hanno mai modificato la passione, la sincerità e l’onestà con lo abbiamo fatto.