di Simona Cappuccio*
È calato sabato il sipario sull’ultima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, che ha nuovamente presentato una selezione ufficiale variegata e di altissima qualità, riportando al Lido tante star internazionali. Ebbene, per chi è già in astinenza della magica atmosfera del Festival o per chi l’ha seguito solo da lontano, ecco qualche consiglio sui libri che hanno ispirato alcuni dei più bei film in Concorso.
DIAPOSITIVE D’AMORE E VITA VERA
Il Leone d’Oro 2022 è andato al documentario “All the Beauty and the Bloodshead”, che racconta l’esistenza della leggendaria fotografa Nan Goldin tra scatti, filmati d’epoca inediti, interviste, documenti. La regista Laura Poitras ha lavorato con la Goldin allo scopo di raccontarne le travagliate vicende private, la carriera e l’impegno di attivista con il gruppo P.A.I.N., fondato dalla stessa artista per convincere i musei internazionali a non accettare i fondi provenienti dai Sackler, mecenati e proprietari della Purdue Pharma, azienda farmaceutica produttrice dell’OxyContin (ossicodone), un antidolorifico oppioide che ha provocato la dipendenza e la morte di un gigantesco numero di persone negli USA. Vale assolutamente la pena, quindi, riscoprire e “rileggere” l’opera di Nan Goldin, cominciando proprio dal diario autobiografico “The Ballad of Sexual Dependency”, dove la macchina fotografica immortala amanti, amici e soprattutto un pezzo di storia americana.
Gianni Amelio è, invece, approdato a Venezia con “Il signore delle formiche” e la drammatica vicenda di un altro artista che merita di essere conosciuto: Aldo Braibanti. Poeta, scrittore, drammaturgo, mirmecofilo, l’ex partigiano fu vittima di un processo per plagio ai danni del compagno ventenne Giovanni Sanfratello, una delle pagine più vergognose dell’intera storia d’Italia. Inutili gli interventi in sua difesa da parte di personalità della cultura e della politica come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante, Umberto Eco, Carmelo Bene, Marco Pannella, perché Braibanti venne condannato inizialmente a nove anni di detenzione, ridotti a quattro in Cassazione; alla fine ne scontò solo due per via del suo impegno e sacrificio con la Resistenza, ma la ferita lasciò un segno profondo ed incancellabile. Peraltro, al cosiddetto “caso Braibanti”, Massimiliano Palmese ha dedicato un testo nel 2017, lavorando in seguito ad un intenso documentario insieme a Carmen Giardina da vedere.
AMABILI CANNIBALI E BALENE
Vincitore del premio per la miglior regia è stato Luca Guadagnino, in gara con il suo primo film americano “Bones and All”, tratto dall’omonimo romanzo di Camille DeAngelis, vincitore dell’Alex Awards nel 2016. Il regista, visibilmente emozionato, ha ringraziato la giuria presieduta da Julianne Moore, per aver creduto che esista un posto al mondo per i mostri, ovvero i suoi protagonisti Maren e Lee (rispettivamente Taylor Russell, vincitrice del premio Marcello Mastroianni,e Timothée Chalamet), due giovani cannibali che vivono ai margini della società ed intraprendono un viaggio on the road ai tempi dell’America reaganiana. Mostri all’apparenza, che è tuttavia impossibile non amare. “Bones and All” uscirà nelle sale il 23 novembre.
Del resto, se non si può non amare i “mostri” di Guadagnino, lo stesso accade con Darren Aronofsky e la sua “balena”. L’autore di “The Wrestler” ha infatti adattato per il grande schermo l’opera teatrale “The Whale” di Samuel D. Hunter, scegliendo come protagonista Brendan Fraser. L’attore torna così al cinema nei panni di un insegnante con una grave forma di obesità, intento a cercare di ricucire i rapporti con sua figlia prima di morire. Molti oltretutto lo avevano indicato come possibile vincitore della Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, poi andata a Colin Farrell per “The Banshees of Inisherin”. Chissà, a questo punto, se lo storico volto della “Mummia” potrà contare sulla vittoria ai prossimi premi Oscar nel 2023.
ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ, COME MARILYN
Ma padri e riflessioni sulla morte sono anche al centro di “White Noise” di Noah Baumbach, già al Festival qualche tempo fa con “Marriage Story”, interpretato da Adam Driver, ora nei panni del personaggio principale, il professor Jack Gladney, esperto di studi hitleriani. Il film, che ha aperto il Concorso veneziano, è l’adattamento cinematografico del libro di Don DeLillo, pubblicato nel 1985.
E parlando di famiglia, infine, c’è lei. Norma Jeane Mortenson Baker, figlia alla ricerca disperata di suo padre, in “Blonde” di Andrew Dominik. A vestire i panni di Marilyn Monroe è la somigliantissima e assai convincente Ana de Armas che, come Fraser, potrebbe sperare in una vittoria a marzo. Nel frattempo, e in attesa che il film sbarchi su Netflix a settembre, val la pena immergersi nella lettura del romanzo da cui è tratto, firmato dalla scrittrice Joyce Carol Oates.
*Simona Cappuccio, background umanistico e una laurea in Italianistica con lode. Lavora nella comunicazione e nelle pubbliche relazioni come ufficio stampa. Giornalista pubblicista, scrive di cultura, arte e lifestyle. Cinema, libri e viaggi per vivere.