27 Giugno 1980: la Strage di Ustica torna nel romanzo di Loriano Macchiavelli

È il tardo pomeriggio di venerdì 27 giugno 1980.
All’aeroporto di Bologna-Borgo Panigale 77 passeggeri sono in attesa del volo IH870 per Palermo-Punta Raisi. L’aereo sarebbe dovuto decollare alle 18:15, ma un ritardo nell’arrivo del mezzo allo scalo emiliano fa slittare la partenza di quasi due ore.
Alle 20:08, finalmente, il DC-9 Itavia lascia la periferia di Bologna in direzione Sud.
Il volo impegna la rotta assegnata, l’aerovia Ambra 13, e procede regolarmente verso la Sicilia.
Alle 21:04, cinque minuti dopo l’ultimo contatto radio, l’aeromobile viene chiamato per l’autorizzazione di inizio discesa su Palermo, dove dovrebbe atterrare nove minuti più tardi.
Ma il volo IH870 non risponde.
L’operatore di Roma che stava seguendo il volo prova a mettersi nuovamente in contatto con l’equipaggio, chiedendo anche a due arei nelle vicinanze di chiamare il velivolo.
Nessuno, però, ottiene risposta.
Il DC-9 Itavia sparisce dai radar e non atterra, come da programma, all’aeroporto di Palermo.
Alle 21:25 il Comando del soccorso aereo di Martina Franca apre ufficialmente lo stato d’emergenza.
Da Ciampino si sollevano in volo gli elicotteri Sikorsky HH-3F alla ricerca dell’aereo scomparso.
È l’inizio di una delle notti più buie della Storia d’Italia.
La notte della Strage di Ustica.

Quarantadue anni dopo le 81 vittime, 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio, non hanno trovato ancora giustizia. In quasi mezzo secolo d’indagini, processi e depistaggi non si è ancora arrivati a scoprire la verità su come quell’aereo sia finito in fondo al mare.
Si sono susseguite molteplici ipotesi sulla causa del disastro: dall’abbattimento per errore causato da un missile aria-aria lanciato da un aereo militare, ad un collisione con un altro mezzo, al cedimento strutturale dell’aeromobile, fino all’esplosione dovuta da una bomba a bordo.
La Strage di Ustica rimane a tutt’oggi un punto oscuro, e rappresenta il primo episodio che ha segnato l’estate di sangue del 1980, la stessa della Strage alla stazione di Bologna.

Quarantadue anni dopo quel disastro aereo, e trentatré dalla sua prima pubblicazione, torna in libreria Funerale dopo Ustica di Loriano Macchiavelli: si deve questa ripubblicazione al coraggio e alla lungimiranza di SEM, Società Editrice Milanese, che dopo anni nei quali il romanzo era stato più volte sul punto di vedere nuovamente la luce (per altre case editrici), senza però trovare mai la via della stampa, ha recuperato il vecchio lavoro edito nel 1989 da Rizzoli, ridonandolo ai lettori perché potesse essere letto nuovamente.

Questa volta, a differenza di quanto accadde nel 1989, sulla copertina del volume campeggia il nome di Loriano Macchiavelli: all’epoca, lo stesso scrittore bolognese, decise di pubblicare il suo lavoro utilizzando le pseudonimo di Jules Quicher, poiché in quegli anni in Italia, certa critica riteneva che i romanzi di spionaggio potessero essere scritti soltanto da autori stranieri. Macchiavelli optò così per utilizzare uno pseudonimo, sul quale venne anche costruita ad arte una biografia come “esperto della sicurezza in una multinazionale svizzera”.
La pubblicazione ebbe un importante successo, con più di 80.000 copie vendute, e venne seguita l’anno successivo da Strage, sempre a firma Quicher.
Questo doveva essere il secondo capitolo di una trilogia sui grandi misteri d’Italia, che si sarebbe dovuta concludere con un’opera sulla Strage di Portella della Ginestra, al termine della quale Macchiavelli e la Rizzoli avrebbero dovuto tenere una conferenza stampa nella quale svelare la vera identità dello scrittore svizzero.
Ma non andò secondo i loro piani: cinque giorni dopo la messa in commercio di Strage, il libro venne ritirato in seguito alla querela di una persona che si era riconosciuta in uno dei personaggi.
Macchiavelli dovette così uscire subito allo scoperto, subendo un lungo processo, che coincise con un periodo durissimo della sua vita, nella quale ricevette minacce di morte a causa dei suoi due ultimi lavori.
Conclusosi l’iter giudiziario, che vide la piena assoluzione dello scrittore, Strage non tornò mai in libreria, in quanto la casa editrice aveva deciso di mandare al macero tutte le copie ritirate dal mercato.

E così anche Funerale dopo Ustica divenne un romanzo marchiato di una non ben precisa colpa, ma abbastanza grave perché restasse senza una degna ripubblicazione per più di tre decenni.
Solo il 28 aprile scorso, come detto, la SEM ha deciso di dare nuova vita a quel lavoro, recuperando il testo originale e rinfrescandolo, con l’aggiunta di capitoli e brani inediti scritti negli anni successivi da Macchiavelli, per riproporre ai lettori i quesiti che ancora oggi restano senza soluzione.
Un’edizione molto più lucida e pacata di quella del 1989, che ha avuto la possibilità di essere rivista e aggiornata tenendo conto delle evoluzioni giudiziarie susseguitesi negli anni.
Si tratta, com’è normale che sia, di un romanzo che non vuole essere la rivelazione di una verità, ma che senza dubbio pone il lettore di fronte a delle domande e a dei dubbi che creano turbamenti e imbarazzi.
È un elaborato di fantasia, ma dov’è scritto che la fantasia non può essere più vera della realtà?

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