Oggi è 16 settembre. A me stamattina m’ha telefonato e m’ha detto: “Senti, sto Magnotta, che dobbiamo fare? Io lo voglio salvare”.
Forse per qualcuno questa frase non vorrà dire nulla.
Per chi è nato tra la metà degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘90, invece, si tratta di una citazione entrata a far parte della storia popolare del nostro paese.
Ma facciamo un passo indietro.
L’Aquila, settembre 1987.
Antonello De Dominicis e Maurizio Videtta, ex allievi dell’Istituto Tecnico Commerciale Luigi Rendina, vengono a conoscenza di un episodio personale occorso al bidello della loro vecchia scuola, e decidono di fargli uno scherzo telefonico.
Il bidello si chiama Mario Magnotta, classe 1942, recentemente separatosi dalla moglie, che ha lasciato il tetto coniugale portando con sé la figlia undicenne.
De Dominicis e Videtta, che in passato avevano già teso altri scherzi al proprio bidello, architettano una nuova beffa, inconsci che quanto da loro ordito sarebbe stato destinato ad entrare nella storia.
Tutto ruota attorno ad una lavatrice marca San Giorgio, comprata da Magnotta nel 1981, e ad un fantomatico contratto sottoscritto dal bidello nel quale aderiva ad un programma che prevedeva, negli anni, l’acquisto di altri elettrodomestici della stessa casa produttrice.
Magnotta, contattato telefonicamente da vari falsi dirigenti della San Giorgio, prova a liberarsi da qualsiasi vincolo presente nel fantomatico contratto, cercando in ogni modo di evitare che gli venissero addebitati gli acquisti di altri elettrodomestici.
De Dominicis e Videtta, dopo aver protratto lo scherzo per più di un mese, iniziano a registrare le telefonate, imprimendo sul nastro magnetico le ultime quattro conversazioni tra Magnotta e i sedicenti dirigenti della ditta San Giorgio.
E proprio nell’ultima telefonata, dove uno dei due ex alunni pronuncia la frase citata sopra, il bidello, ormai provato dalle ripetute vessazioni, si lascia andare ad una lunga serie di insulti e bestemmie, nonché ad espressioni triviali in dialetto aquilano.
È il 16 settembre 1987 e qualcosa nella vita di Magnotta è cambiato per sempre.
La registrazione di quella telefonata, insieme ad altre che ne seguirono, nelle quali fu oggetto di altri scherzi, divennero dei veri e propri cult, capaci di rendere Magnotta un fenomeno mediatico.
Nonostante all’epoca non esistesse ancora il web, né tantomeno i social media, la fama di Magnotta ebbe un’ascesa clamorosa, grazie alla riproduzione, su svariate musicassette, degli scherzi di cui fu vittima: in poco tempo divenne il bidello più famoso d’Italia, conquistandosi così anche le attenzioni di importanti trasmissioni televisive come il Maurizio Costanzo Show e I fatti vostri, di cui fu ospite.
Magnotta era la rappresentazione dell’uomo medio, alla ricerca di una normalità perennemente minata dagli scherzi perpetrati dai suoi ex alunni, capaci di tirare fuori non solo il suo lato umano, ma anche quello più colorito, più folkloristico, più esasperato.
Per anni le sue registrazioni hanno tenuto migliaia di ragazzi (e non solo) con l’orecchio teso all’altoparlante per ascoltare le intricate vicende nelle quali veniva di volta in volta coinvolto, e le sue sempre più rabbiose reazioni.
Un uomo come tanti, inciampato in una notorietà arrivata in un momento storico nel quale il suo clamore mediatico seguì un percorso forse difficile da comprendere per le generazioni nate e cresciute nell’era di internet, dove si susseguono quotidianamente decine di migliaia di fenomeni virali.
Magnotta, invece, ha saputo conquistare l’attenzione e l’affetto di migliaia, forse milioni, di italiani facendo correre la sua voce nei mangianastri di mezza penisola, e regalando alla storia esclamazioni quali “M’iscrivo ai terroristi!”, entrate a far parte del gergo comune.
Nel 2017 Antonio Recupero e Fabrizio Di Nicola gli hanno dedicato un fumetto dal titolo Magnotta Wars, edito da Magic Press, dove, in una stazione spaziale ambientata nel 2992, si verifica una improvvisa a e curiosa invasione di piante. Il pronipote del noto bidello viene scelto per salvare la situazione, ma prima dovrà essere addestrato per l’impresa. Un’avventura galattica che si snoda tra lavatrici, telefonate, arrosticini e torpiloqui.
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A distanza di più di trent’anni da quegli scherzi, e dodici anni dopo la sua morte, Magnotta viene ancora ricordato e amato dalla sua gente, quegli aquilani che nel 2012, aprirono una petizione per chiedere che venisse intitolata una strada ad uno dei loro più celebri concittadini del ‘900.
Magnotta, un uomo vero, un semplice cliente.