Imparare a decidere (bene)

In questo momento storico i manager delle imprese si trovano, ancor più che in passato, in una situazione simile a quella in cui si trovano i governanti. La loro efficacia e credibilità dipende dalla capacità di fare scelte ritenute sostenibili dai diversi stakeholder – azionisti, dipendenti, fornitori, clienti, enti locali, territorio e altri – che chiedono a chi dirige di operare nel rispetto degli interessi di tutti gli attori in gioco.

Lo afferma Giulia Bussi in DECIDERE BENE. Un’educazione alla decisione in tempi difficili, un testo che certamente parla al management, ma i cui contenuti toccano la psicologia, le neuroscienze, la sociologia e anche la filosofia, particolarmente per le questioni di logica e di etica.

Oggi – scoppiata la pandemia mentre l’autrice trattava questo tema – l’argomento diventa anche di attualità e di interesse politico: È risultato evidente a tutti quanto fosse difficile, per i governanti, prendere buone decisioni che salvaguardassero l’interesse della maggior parte dei cittadini e quanta aspettativa ci fosse nei loro confronti.

Ma quando una decisione – per un manager, per un politico, ma anche per tutti noi – è una “buona” decisione? Quando è funzionale a sé, espressione dei propri desideri e obiettivi e tiene conto degli altri. Una decisione che viene presa anche ascoltando gli altri e le loro ragioni, prima di effettuare delle scelte.
Decido dopo aver fatto la scelta giusta, perché tale decisione non porti all’errore, e non sia quindi fonte di ansia, frustrazione, rimorso.

Sembra essere il gesto di un attimo, ma in realtà decidere è il frutto di una lunga preparazione. Chi decide “bene”, apparentemente senza sforzo, ha interiorizzato un sapere, una competenza sulle decisioni, di cui può anche non essere pienamente consapevole.

Giulia Bussi dunque propone un viaggio all’interno del sapere di diverse discipline per approfondire il nostro funzionamento interno e il funzionamento dei gruppi sociali, alla ricerca degli elementi rilevanti per decidere. Un’educazione alle decisioni.

Quattro le sezioni di cui si compone il testo: “Individuare lo spazio della decisione”, “Come prendiamo le decisioni”, “Utilizzare metodi e logica”, “Un’educazione alla decisione”. Per ognuna si fa riferimento ad approcci teorici diversi. Ogni capitolo è aperto da un caso reale e chiude con suggerimenti concreti per l’azione.

Sempre – e particolarmente nell’ultima parte – l’attenzione è rivolta all’essere umano che riesca ad essere amico di se stesso: Una delle cose più difficili dell’esistenza è convivere con le scelte che abbiamo fatto e che consideriamo essere sbagliate. Gli errori non sono spesso rimediabili. Possiamo solo accettare quello che non è più modificabile e cambiare ciò che è ancora modificabile. La compassione non nega la realtà, ma è accettazione di quello che siamo. Un regalo che possiamo fare a noi stessi.

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Giulia Bussi è Senior Consultant di MIDA spa, importante società di consulenza aziendale. Counsellor professionista in Analisi Transazionale, è inoltre docente presso O.T.A., Organizational Transactional Analysis Academy. Si occupa di consulenza di accompagnamento al cambiamento, formazione sui comportamenti organizzativi e team coaching. Oltre a numerosi articoli, è coautore di L’Analisi Transazionale Organizzativa (FrancoAngeli, 2018).