Storie di calcio africano (con lo zampino di Gianni Mura)

«Un libro nato a tavola, in un ristorante di Milano con Gianni Mura».
Comincia così la chiacchierata in compagnia di Luigi Guelpa, giornalista e autore di “Pallone nero”, la raccolta di racconti – edita da Urbone Publishing – che racconta vincitori, vinti e stregoni del calcio africano. «Abbiamo individuato» prosegue l’autore «l’essenziale tra stelle e stelle cadenti e ci siamo dati una scadenza. Quando Gianni è mancato dovevamo dare l’ultima sciacquata in Arno al testo. “Pallone Nero” non è mio, è nostro».

Un excursus che parte dalla metà degli anni ’70 e giunge fino alla pandemia. Un reportage narrativo che traccia il cambiamento mediatico e culturale del calcio made in Africa. «Oggi si sa tutto di tutti» riprende Guelpa «persino le Isole Comore non hanno più segreti. È morta la parte romantica del pallone nero. Ricordo che da ragazzino aspettavo le cronache di Adalberto Bortolotti sul Guerin Sportivo per conoscere il Camerun che avrebbe affrontato l’Italia ai mondiali di Spagna ’82. Era andato a vederlo assieme a Bearzot in Libia, per la Coppa d’Africa. Da quel momento iniziai e iniziammo a conoscere N’Kono, Kunde e Milla, ma soprattutto la forza di una squadra che avrebbe potuto mettere in difficoltà chiunque, come accadde puntualmente qualche mese dopo.

A livello culturale» prosegue «è cambiato poco: le stelle che si esibiscono in Europa sono le mosche bianche di un fenomeno che nel ventre nero dell’Africa continua a vivere di speranze, sogni, spesso infranti, dilettantismo, disorganizzazione e riti di magia nera». Al di là del contenuto – autentica chicca per gli amanti della narrativa sportiva ma anche e soprattutto del no fiction novelquel che convince è l’esercizio di stile che Guelpa regala al lettore ricorrendo a: interviste, brevi saggi e racconti in prima persona coi quali calarsi completamente nella parte del calciatore di turno.

«L’idea è stata partorita assieme a Mura. Sarebbe stato inutile raccontare tutti questi personaggi affidandosi a una loro biografia. Per quel genere di cose è sufficiente Wikipedia. Il bello, ma anche la sfida, era evitare a tutti i costi la narrazione didascalica, mettendo al centro dell’attenzione il calciatore in questione attraverso un momento della sua vita, non necessariamente sportivo. L’attaccante del Liverpool Sadio Mane, ad esempio, viene presentato ricordando i giorni in cui, appassionato dei Beatles, cercava casa vicino a quella di Paul McCartney». Doveroso concludere questa chiacchierata parlando di Gianni Mura.

«Il ricordo più bello» si emoziona Guelpa «è racchiuso nei pomeriggi trascorsi a Milano, alla redazione di Repubblica a correggere le bozze. Io quasi tremavo mentre lui, a penna, cancellava, sottolineava, sostituiva. Mi sembrava di essere tornato alle elementari. Anche all’epoca avevo un maestro: un uomo, risoluto, attento, preciso e dal cuore d’oro. Alla fine delle correzioni ci premiavamo con una vaschetta di gelato. Mura, profondo conoscitore di calcio e ciclismo, e di tutte le dinamiche annesse, aveva negli ultimi tempi maturato una nuova passione, quella per le bocce. Adorava la sacralità dei gesti e la mobilità di una disciplina che solo all’apparenza appare statica. Mi auguro» conclude «che questo libro aiuti a ricordare l’uomo, lo scrittore, il giornalista e lo splendido inviato a un anno dalla sua scomparsa».

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