Ci chiediamo mai se siamo felici? E se sì, ci fermiamo ad una prima fugace valutazione, o approfondiamo la questione fino a cercare di capire se lo siamo davvero?
Perché oggi la felicità è un bene che conosciamo sempre meno, e al quale, pensiamo sempre meno.
Addirittura, in alcuni casi, è diventato quasi un tabù: avreste il coraggio di domandare alle persone, invece del classico come stai?, se sono davvero felici?
Probabilmente no. Perché la felicità, oggi, può creare imbarazzo.
E allora, come possiamo trovare qualcosa che forse abbiamo anche smesso di cercare?
Difficile, forse impossibile.
Eppure, che senso ha una vita senza felicità?
Viviamo, su questa Terra, un’esperienza a tempo determinato: quel che è certo, infatti, è che prima o poi finirà. E per quanto ci si possa affannare non potremo allungare di un istante la nostra permanenza su questo pianeta quando la nostra ora sarà arrivata.
Ma passiamo tutto il nostro tempo a cercare qualcosa che possa avere il passaporto del tempo, e durare oltre le logiche che muovono la nostra esistenza: un lavoro a tempo indeterminato, che ci conduca all’illusoria conquista di una pensione da godere quando saremo anziani, una casa, che possa essere il nostro rifugio, ma per la quale saremo costretti a pagare un mutuo per almeno una trentina d’anni, una posizione sociale rispettabile, che possa garantirci la stima e la considerazione costante di chi ci sta attorno, e ci osserva nelle nostre scelte quotidiane.
Ma è davvero questa la felicità che noi vogliamo?
Gianluca Gotto, un giorno di nove anni fa, ha capito che la sua felicità non era il lavoro che tutti desideravano per lui, o la casa con l’auto nuova in garage, da pagare andando in giro ogni giorno strozzato da una cravatta e calzando delle scomodissime scarpe di pelle.
La sua felicità era altro.
E così ha deciso di lasciare Torino, la casa della sua famiglia, l’università e tutto quello che lo legava ad un concetto di futuro verso il quale si stava avvicinando con il pilota automatico inserito, per andare a cercare ciò che lo potesse davvero rendere una persona felice.
Ne Le coordinate della felicità. Di sogni, viaggi e pura vita, edito da Mondadori, racconta la sua esperienza di cittadino del mondo, dove ha viaggiato e vissuto esperienze che lo potessero condurre a comprendere, e a raggiungere, la sua tanto desiderata felicità.
E così si è trovato in Australia, dove ha servito cappuccini in un bar affacciato sull’Oceano Atlantico e ha dormito sotto un immenso cielo stellato nel deserto, o in Canada, dove ha compreso il vero valore del tempo lavorando di notte come panettiere.
Sì, perché il tempo è una delle variabili che fanno la nostra felicità: Gotto racconta di come, durante i suoi ultimi mesi a Torino, lui vivesse sperando che il tempo passasse velocemente, per arrivare quanto prima ad un determinato giorno o ad un determinato evento.
Ma se il tempo è l’unica cosa che non possiamo aumentare né recuperare, che senso ha vivere sperando che passi velocemente?
Nel suo viaggio tra l’Oceania, il Nord America e l’Asia, ha avuto non solo la possibilità di vivere esperienze che non avrebbe mai immaginato, visitando luoghi e conoscendo persone al di fuori della normalità nella quale era immerso nella sua precedente vita, ma è riuscito a trovare il percorso che conducesse alla sua personale felicità.
Ha così iniziato la sua nuova vita di nomade digitale, aprendo il suo sito Mangia, Vivi, Viaggia, dove racconta la sua nuova esperienza, e grazie al quale ha oggi la possibilità di lavorare viaggiando.
Le coordinate della felicità. Di sogni, viaggi e pura vita di Gianluca Gotto è una lettura che pone davanti a degli interrogativi impegnativi e difficili da porsi, primo tra tutti quello se siamo davvero felici, ma è anche un racconto, a tratti filosofico, che conduce a profonde riflessioni sulla nostra esistenza. Un invito, a disattivare il pilota automatico che è dentro di noi, per esplorare nuove traiettorie alla ricerca della nostra vera felicità.
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