di Arianna Galati *
Cosa cerchiamo quando scegliamo di leggere un determinato libro? Compagnia, risate, riflessione, sgomento, abisso, tutti sostantivi che possono ricomporre i puzzle di storie di cui sono fatti i romanzi dalla notte della letteratura. A volte capita che ci siano tutti, altre che ne entrino in gioco solo alcuni, con leggerezza e disimpegno ben amalgamati ad una scrittura caustica e spiritosa quanto basta. Che però non sempre riesce a sortire l’effetto sperato di divertissment assoluto, come nel caso di Un uomo a pezzi ultimo libro di Francesco Muzzopappa, copywriter e scrittore, già autore di diversi titoli parecchio interessanti, Heidi su tutti, pubblicato da Fazi Editore.
L’uomo a pezzi è una autobiografia in mini capitoli che sembrano in tutto puntate autorisolutive di una serie tv. La storia comincia e finisce nel giro di poche pagine, fissandosi su questa o quella ossessione e presentando personaggi come la svagata compagna Carmen e i genitori. E naturalmente quel tema gigantesco da provincia dell’Impero, immortale e confortante come un piatto di pasta, che dall’era dei blog è stato spremuto a mo’ di pomodori per la salsa: il contrasto Nord/Sud Italia. Declinato dalla tradizione gastronomica ai saloni da parrucchiere e filtrato attraverso lo sguardo spensierato, felicemente da uomo medio che ignora (e vuole continuare ad ignorare) certe idiozie dettate dall’era consumistico-modaiola. Muzzopappa lavora di nostalgia e incredulità nello sbozzare le puntate dello show inconsapevole de Un uomo a pezzi, che altri non è che lui stesso in autoanalisi di sé attraverso tic, manie e convinzioni. Un’ispirazione à la Woody Allen di Harry a pezzi (che poi era Deconstructing Harry, in inglese ha un significato più complesso) e un’occhiata alla struttura capitolata della coppia grottesco-pulp di Woobinda e Superwoobinda di Aldo Nove, che trent’anni fa ridefinì un certo tipo di racconto breve. Muzzopappa dà l’illusione di parlarsi addosso ma in realtà prova a sbeffeggiare un’intera società senza identità, vuota e ombelicale, che si aggrappa a falsi miti polarizzanti -il biologico e la filosofia radical-green da un lato, l’industria dall’altro- nella ricerca di un sestante. Meno riuscito della sarcastica favola reale di Heidi e dell’assurdo, disincantato mondo underground di Una posizione scomoda, Un uomo a pezzi è una terza prova che funziona finché non inizia a confondere la linea minuscola tra la lucidità corrosiva e la retromania “ai miei tempi”. Come nella vita di tutti, a pezzi o meno.
Un uomo a pezzi
di Francesco Muzzopappa
Fazi
15 euro
* Freelance di spirito, scrive di food e attualità per Marieclaire. In parallelo è voce professionista e audio consultant, e coltiva il sogno di arrivare a parlare in FM. Cerca sempre storie belle da raccontare.