Noi siamo la nostra memoria, diceva Jorge Luis Borges.
Ed in effetti è così. Noi siamo le esperienze che abbiamo vissuto, le persone che abbiamo incontrato, i luoghi che abbiamo visitato, le case che abbiamo abitato.
E questo immenso bagaglio di ricordi, fatto di eventi, volti, parole, strade, può essere intimamente personale, ma anche più ampiamente plurale: una memoria collettiva, che condividiamo con chi ha mosso i primi passi lungo gli stessi vicoli o ha ascoltato le stesse storie con protagonisti chi ci ha preceduto.
Conservare la nostra memoria è un atto d’amore, nei confronti di chi ne ha fatto parte, e continua ancora a farne.
Tra i tanti modi con i quali si può cercare di fermare la memoria, perché non vada dispersa con lo scorrere incessante del tempo, c’è sicuramente quello di fermarla in una foto: un istante che supera lo spazio di un momento per portare un pezzo di passato nel futuro.
E proprio con questa idea, nel 2015, nacque Villalfonsina in mostra, una raccolta di foto dedicate ai luoghi, alle persone e agli eventi che hanno segnato la storia del piccolo comune teatino.
Un evento che è diventato un appuntamento fisso dell’estate villese, e che solo l’emergenza sanitaria è riuscita a mettere temporaneamente in pausa.

Dalle prime cinque edizioni della mostra fotografica è nato il volume Villalfonsina in mostra, curato da Maria Vittoria Orsini, insegnante di scuola elementare in pensione, che oggi si dedica alla conservazione della memoria villese, e a far conoscere, a quante più persone possibili, lo splendido paese abruzzese.
“Questo libro vuole essere un racconto che si snoda per immagini, che ci aiuta a leggere ogni foto per ravvivare lontani ricordi e suscitare emozioni, nostalgia.
Attraverso le immagini che questo album propone, è possibile una lettura particolare della storia di tutti i giorni, di cui molti sono stati partecipi e testimoni, e che qui rintracceranno, se non se stessi, almeno il loro “vissuto”; altri rintracceranno, se non le loro radici, certamente la spiegazione di tanti perché, di domande che ci accompagnano silenziose, e a cui a volte non c’è risposta.”

Con queste parole, proprio a firma di Maria Vittoria Orsini, si apre il volume: una chiave di lettura importante sul vero significato dell’opera, che punta a diventare un ponte di testimonianze storiografiche, tra il passato e il futuro di Villalfonsina.
All’interno del libro, infatti, si ripercorrono alcuni degli eventi più importanti che hanno segnato la storia recente di Villalfonsina: si va dall’inaugurazione del Museo Etnografico, consistente in una collezione privata di circa 1800 pezzi di vecchi oggetti, sviluppata su un’area espositiva di 450 metri quadri, alla benedizione della Madonnina avvenuta nell’agosto del 2015. Non solo: si ripercorre anche la mostra del pittore Nicola Salerni, e le presentazioni dei libri che il professor Nicola De Sanctis, recentemente scomparso, ha voluto dedicare a Villalfonsina.
Ma l’aspetto forse più importante di tutto il libro è la presenza dei volti di chi ha fatto la storia del paese negli ultimi anni: persone comuni, ma che rappresentano la preziosa eredità sociale e culturale di Villalfonsina. Si va dai fabbri ai muratori, dai rappresentanti delle forze dell’ordine fino ai sarti e alle sarte che hanno cucito la storia addosso ai villesi.
E tra le foto in bianco e nero, e quelle che iniziano a raccontare il primo passato a colori, ci sono le testimonianze delle attività che scandivano la vita quotidiana: dagli impegni in campagna, con la lavorazione e l’essiccazione del tabacco, ai matrimoni, agli altri momenti di festa immortalati negli scatti raccolti, senza dimenticare le eccellenze enogastronomiche.
Villalfonsina in mostra rappresenta una testimonianza storica e culturale preziosissima, non solo per la comunità locale, che può andare a ritrovarvi all’interno le radici più profonde della propria memoria collettiva, ma uno strumento che può essere da guida a tutti quelli che, proprio come Maria Vittoria Orsini, hanno a cuore la storia e i ricordi di dove sono nati.