Le elezioni negli Stati Uniti d’America si svolgono ogni quattro anni nel primo martedì di novembre.
Può candidarsi a ricoprire la carica di Presidente (e Vice Presidente) chi ha almeno 35 anni, è nato negli Usa e vi risiede da almeno 14 anni.
All’election day si arriva passando attraverso il meccanismo delle primarie. Naturalmente il candidato alla presidenza con una lista indipendente può candidarsi anche senza questo passaggio.
L’obiettivo delle primarie è scegliere i delegati alle convention dei partiti repubblicano e democratico. Le primarie possono essere chiuse o aperte. Chiuse sono quelle in cui sono ammessi a votare solo gli elettori iscritti alle liste elettorali del partito che ha indetto il voto. Aperte sono quelle in cui possono votare tutti, a condizione che siano iscritti nelle liste elettorali.
La convention è il congresso di partito in cui si ufficializza l’esito delle primarie e viene designato il candidato alla presidenza.
L’elezione del Presidente deli USA avviene con metodo indiretto. Ogni Stato vota i cosiddetti ‘grandi elettori’, quelli che poi il mese successivo saranno chiamati all’elezione vera e propria del presidente e del vicepresidente. I grandi elettori Sono 538 e formano lo ‘United States Electoral College’. Per conquistare la Casa Bianca c’è bisogno di ottenere il voto di 270 ‘grandi elettori’, vale a dire la metà più uno.
Come si ottiene il numero dei grandi elettori? 538 è la somma tra il numero dei senatori (100, due per ogni Stato) e dei deputati (435 assegnati proporzionalmente alla popolazione). A questi vanno aggiunti i tre delegati che spettano al District of Columbia, dove sei trova la capitale federale Washington.

Ecco il numero dei grandi elettori stato per stato in ordine decrescente di importanza numerica:
California (55), Texas (38), Florida (29), New York (29), Illinois (20), Pennsylvania (20), Ohio (18), Georgia (16), Michigan (16), North Carolina (15), New Jersey (14), Virginia (13), Washington (12), Arizona (11), Indiana (11), Massachusetts (11), Tennessee (11), Maryland (10), Minnesota (10), Missouri (10), Wisconsin (10), Alabama (9), Colorado (9), South Carolina (9), Kentucky (8), Louisiana (8), Connecticut (7), Oklahoma (7), Oregon (7), Arkansas (6), Iowa (6), Kansas (6), Mississippi (6), Nevada (6), Utah (6), Nebraska (5), New Mexico (5), West Virginia (5), Hawaii (4), Idaho (4), Maine (4), New Hampshire (4), Rhode Island (4), Alaska (3), Delaware (3), District of Columbia (3), Montana (3), North Dakota (3), South Dakota (3), Vermont (3), Wyoming (3).
Il candidato che vince in uno stato ottiene la totalità dei ‘grandi elettori’ di quello stato e sceglie delle persone di fiducia che potranno confermare la sua elezione. I ‘grandi elettori’, infatti, votano in segreto e in teoria possono assegnare il proprio voto a chiunque.
I delegati che votano diversamente vengono definiti ‘elettori infedeli’. In caso di parità fra i ‘grandi elettori'(come accaduto nel 1800 e nel 1824) a decidere è il Congresso degli Stati Uniti.
Il Presidente eletto tra la fine di gennaio e i primi di febbraio terrà un discorso davanti al Congresso riunito in sede plenaria per tracciare le linee guida della sua agenda legislativa e del programma che intende attuare durante il suo primo anno di mandato.
Cos’è la Presidential transition? Si tratta di un periodo di interregno tra l’elezione del nuovo presidente e il suo effettivo ingresso alla Casa Bianca. Dura oltre due mesi, nel corso dei quali si completa il processo elettorale e il presidente entrante designa la sua amministrazione: dai membri del nuovo governo ai vertici di tutte le principali agenzie federali.