Utopia è il tema del XVI concorso di illustrazione di Tapirulan. Come funziona.

Nulla sarà più come prima. Quante volte abbiamo sentito questa affermazione negli ultimi mesi. Tutta colpa di un virus. Se fosse vero, allora si può immaginare un mondo nuovo, ideale, forse irraggiungibile, un mondo che non c’è, ma ci sarà, almeno nei desideri e nei sogni. Un’utopia?

Utopia è proprio il tema della sedicesima edizione del concorso di illustrazione di Tapirulan, e chi partecipa diventa di diritto un utopista. Si può partecipare con una sola illustrazione di formato quadrato, realizzata con qualsiasi tecnica, tradizionale o digitale. Basta chiudere gli occhi e pensare alle proprie utopie, magari immaginando luoghi senza confini, senza odio e violenza, dove i calzini sono profumati, il cioccolato non fa ingrassare e gli elefanti sono tutti colorati, come quelli dipinti da David McKee, ospite speciale e presidente di giuria di quest’anno.



In un mondo utopico non esisterebbero scadenze e regolamenti, ma per consentire la partecipazione L’Associazione Tapirulan ha dovuto scrivere due righe e fissare un termine per il 20 ottobre 2020. In un mondo utopico non ci sarebbero nemmeno vincitori e vinti, invece in questo concorso la giuria (composta da Andrea Berretta, Debbie Bibo, Davide Bonazzi, Nicoletta Ceccoli, Francesco Fidani, Melania Gazzotti, Gaia Stock, Fabio Toninelli), selezionerà solo 48 utopie illustrate per la mostra e il catalogo.
Eduardo Galeano sosteneva che “l’utopia è come l’orizzonte: cammini due passi, e si allontana di due passi. Cammini dieci passi, e si allontana di dieci passi”. Dunque chi si avvicinerà di più all’orizzonte riceverà il Primo Premio di 2.500 euro. Un ulteriore premio di 500 euro verrà assegnato all’autore più votato dagli utenti del sito illustratorscontest.tapirulan.it
Non che il denaro serva a molto in un mondo ideale, infatti al montepremi si aggiunge una mostra personale (che si terrà l’anno successivo) con un proprio catalogo e un biglietto di sola andata per l’isola che non c’è.