Cronache da un primo giorno di scuola

di Paola Turco

È il 14. È proprio lunedì 14 settembre 2020 e sono le otto: ci siamo.
Prima di uscire di casa controllo per l’ennesima volta il sito della Scuola 1, dove va Figlio 1, e quello della Scuola 2, dove va Figlio 2, per capire se per caso la notte ha portato un consiglio d’istituto straordinario: non sia mai che hanno deciso di posticipare l’apertura cambiando i piani dalla sera alla mattina.

È successo così a tante amiche. Alle otto di sabato sera, pronte per godersi il weekend prima dell’inizio dell’anno scolastico più difficile della storia dei genitori e invece tac, “Comunicazione urgente: si avvisano i genitori che l’apertura della scuola inizialmente prevista per il giorno X è stata posticipata al giorno Y”. E questo quando ti dice bene e c’è il giorno Y, perché in alcuni casi il giorno Y è diventato un “a data da destinarsi”. E io che mi lamentavo perché Scuola 1 mi ha comunicato il protocollo di entrata e uscita “solo” alle 20 di venerdì. Corbellerieh, direbbe qualcuna.

È lunedì 14 settembre 2020 e sono le otto. Scuola 1 e Scuola 2 non hanno avvisi dell’ultim’ora: ringrazio in cuor mio il santo protettore della scuola, semmai esiste, e mi accingo ad uscire di casa quando realizzo: la temperatura! E afferro il mio nuovo migliore amico: il termoscanner. I 30 euro meglio spesi della mia vita. Perché già mi ci vedevo alle otto, in ritardo, di corsa, con Figlio 1 e Figlio 2 che litigano per il bagno e io che li rincorro col termometro pregandoli di asciugarsi l’ascella.

Figlio 1 ha la finestra d’entrata ampia: 8.15-8.45. Scialla, come si dice a Roma.
Arrivo alle otto e impiego dieci minuti per trovare parcheggio. Sì perché Virginia si ricandida e ha deciso di asfaltare tutte le strade del quartiere, passato agli onori della cronaca per essersi aggiudicato il primo posto per numero di voragini. Grazie, Virgì. Finalmente, Virgì! Ma tutte-in-contemporanea-le-devi-asfaltare-ste-strade-Virgì?! E soprattutto: proprio-quando-ricominciano-le-scuole?!

– “Figlio 1, ricapitoliamo: entri a scuola, togli la mascherina, prendi quella che ti dà la maestra, posi la mascherina usata nella bustina che hai nello zaino. Chiaro no?”
– “Sì!”
Entrata: bidello fa prendere a Figlio 1 la sua mascherina. Lui la guarda, si gira, la brandisce svolazzante e mi fa: “E con questa che ci devo fare?”
Tuttapposto.

In macchina, vittima del primo bug del sistema-famiglia, mi spertico in raccomandazioni.
– “Figlio 2, segui la freccia dritta come abbiamo visto dal powerpoint della scuola, ricordi? e tieni la destra nei corridoi. Poi quando entri in classe leva la mascherina col quale sei entrato, prendi la mascherina che ti dà la maestra, ché altrimenti Conte si arrabbia se non te la danno, ma al banco puoi abbassarla sul collo. No anzi no, non tenerla al collo che fa caldo, sudi e poi devi prendere la mascherina di riserva. Mettila sul banco. Anzi no, bustina. Mettila nella bustina. Nella terza bustina che ora ti metto nella tasca dello zaino, vedi? – E tiro fuori dalla borsa l’altro mio nuovo migliore amico: il contenitore delle bustine trasparenti richiudibili. – Una bustina con il gel; una bustina con mascherina di riserva; ed eccola qua una bustina per la mascherina sporca. Eh?”
– “Mamma”
-“Eh…”
– “Ma se io non ho capito, posso chiederlo alla maestra che me lo rispiega?”

Arrivo alla scuola 2. Figlio 2 mascherinato scende dall’auto. Non conosce le sue maestre. Non conosce i suoi compagni. È il suo primo giorno in prima elementare in una scuola che non conosce ma ecco, ci vengono in soccorso le maestre: tutte con t-shirt bianche con foto del loro primo piano stampato sopra. E per me, hanno già vinto.
Qualcuno chiama il suo nome: intravedo una mano che svolazza un ciao al di là del cancello.
– “Figlio 2, quella è la tua maestra”
– “Come fai a saperlo?”
– “Beh, lo so. O è lei o è una sua amica”
Nicchia. Maestra mascherinata si avvicina. Accenna un sorriso, lo capisco dagli occhi, ma Figlio 2 è interdetto. Maestra mascherinata tende una mano, ma non può toccarlo, non può avvicinarsi e non può – per ora – mostrargli il suo sorriso. Abbasso la mascherina e sorrido io. Figlio 2 prende coraggio e va.

Ci rivediamo alle 13 a Scuola 2 con Figlio 2, nella speranza che nel frattempo, sempre alle 13, qualche mamma mi raccatti Figlio 1 dalla Scuola 1 e me lo porti al semaforo che collega la strada che sta asfaltando Virginia alla Scuola 2.

Tuttapposto. Adesso posso anche lavorare.