di Paquito Catanzaro*
Dieci maggio millenovecentottantasette. Una data da pronunciare tutta d’un fiato, così da non dimenticarla. Impresa impossibile se si è tifosi del Napoli o ci si chiama Ottavio Bianchi, autore di un miracolo calcistico. Quel Napoli aveva Maradona, è vero, tuttavia il Pibe de oro nei primi due anni in azzurro aveva lottato per la salvezza.
Ottavio Bianchi trasformò quell’esercito in un’invincibile armata pronta a reggere il confronto con le milanesi e con la Juve.
Non contiene solo la cronistoria degli anni azzurri Sopra il vulcano (ed. Baldini e Castoldi) il libro scritto a quattro mani dall’ex allenatore e dalla figlia Camilla, giornalista di professione ma – in questo caso – intima narratrice di una storia cominciata sessant’anni fa. Campo e vita privata si susseguono in un libro che fa della genuinità il suo punto di forza. Una fiaba sportiva che vede in Bianchi l’eroe dal volto comune capace di tener testa al più forte calciatore di tutti i tempi e ricevere attestati di stima tanto da calciatore quanto da tecnico. E ora la parola all’autrice.
Sopra il vulcano. Come è nato questo volume?
Ho ceduto alle insistenze di tifosi e colleghi giornalisti. Avevano ragione, un libro che raccontasse l’avventura professionale di mio padre andava scritto. Ho pensato di arricchirlo con aneddoti e ricordi di famiglia che solo io potevo raccontare. La gestazione è stata piuttosto lunga. Pur sapendo che il materiale era interessante, avevo un certo pudore a raccontare di noi. Inoltre mio padre non era così motivato, è un uomo riservato, ha sperato fino all’ultimo che cambiassi idea.
Ho trovato il libro molto equilibrato. Per ogni aneddoto sportivo ve ne era uno legato alla vita privata. Tuttavia mi incuriosisce sapere quanto è stato importante l’apporto di Ottavio nella tua crescita e nelle tue scelte professionali e private.
Mio padre era spesso lontano per lavoro, ma pur a distanza era presente nella vita mia e di mio fratello. Ho sempre saputo di poter contare sui suoi consigli e sul suo esempio. Ci ha lasciati liberi di fare le nostre scelte, certo avrebbe preferito facessi un altro mestiere, come scrivo nel libro, ma dopo trent’anni di giornalismo penso sia fiero di come ho lavorato e di quel che ho fatto.
Napoli. Una città che – calcio a parte – irrimediabilmente ti resta dentro. Non a caso ritorna spesso nella narrazione. A livello affettivo, ma soprattutto narrativamente parlando, cosa ha rappresentato questo posto?
Napoli è la mia città del cuore. Ci sono nata, ci ho vissuto e mi è rimasta dentro. Nel libro torna spesso, è il filo rosso di Sopra il vulcano, e non poteva essere diversamente. Mio padre deve molto a quella città e alla sua gente.
Gianni Mura ha impreziosito il volume con un’introduzione breve ma estremamente efficace per raccontare l’allenatore e l’uomo che vi è dietro. Che ricordo hai di questa firma così prestigiosa del giornalismo nostrano?
Ho conosciuto Gianni da ragazzina, mio padre l’ha sempre stimato molto e io ho sempre letto i suoi articoli. Adoravo la rubrica Sette giorni di cattivi pensieri. Quando gli ho proposto la prefazione del libro ha subito detto di sì, e dopo averlo letto mi ha telefonato per complimentarsi e suggerirmi il titolo. Non poteva andare meglio.
L’epilogo – scritto in prima persona – è affidato alla “voce” di tuo padre. Riesce a godersi una vita senza calcio?
Direi di sì. Ha lasciato quel mondo quando ha ritenuto giusto farlo, era arrivato il momento. Lo segue ancora, spesso gli chiedono pareri e interviste, ma per distrarsi preferisce il campo da golf.
Cosa ti aspetti da questo libro?
È uscito da pochi giorni e mi ha già dato più di quel che mi aspettassi. Ho letto recensioni che hanno colto nel segno, mi scrivono che si legge d’un fiato, qualcuno si è persino commosso. Voleva essere un omaggio a mio padre e anche a mia madre, che non c’è più. Credo le sarebbe piaciuto.
* Paquito Catanzaro lavora come addetto stampa della casa editrice Homo Scrivens e come insegnante di ludoteatro in una scuola materna. Coordina il blog Il Lettore Medio e ha una passione smodata per le figurine dei calciatori Panini. Ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di racconti sul calcio.