La banda del pallone. Crescere (insieme) col calcio di strada

A Roma c’è un angolo del Quadraro dove su un muro è stata disegnata una porta da calcio. Un disegno fatto in maniera decisamente approssimativa. La linea della traversa tra l’incrocio dei pali destro e quello sinistro si abbassa di circa dieci centimetri e – a causa della pioggia – la base del “palo” destro è scolorita. Per terra, sull’asfalto del piazzale una scritta: TEDESCA STADIUM.
Sarò passato davanti a quel muro per una vita e ogni volta tornavo indietro nel tempo di un paio di decenni, ricordandomi di me, ragazzino, che giocavo a pallone per strada nella più inoltrata periferia di Roma Sud. In un quartiere che si chiama Dragona e che sta a metà strada tra il Grande Raccordo Anulare e il mare di Ostia. Un quartiere dormitorio che non è né carne e né pesce e dove molti ragazzini (forse pure io) giocando a pallone e a tedesca in mezzo alla strada, si sono salvati da altri destini. Da altri incroci spazio temporali. Da altre strade.

Le stesse identiche sensazioni che provavo passando davanti al TEDESCA STADIUM del Quadraro le ho riprovate leggendo La Banda del Pallone di Enrico “Nebbioso” Martini e Loris De Marco. Un fumetto che parla di calcio e di strada, un fumetto che fa squadra e che vi sa riportare a certi pomeriggi di luglio in cui un pallone gonfio a sufficienza da poter garantire un minimo rotolare poteva fare la differenza. Uccideva la noia e costruiva vite.
Nei giorni scorsi ho avuto modo di fare qualche domanda ai due autori del volume. Eccole qui.

Era la prima volta che lavoravate insieme? Come vi siete trovati?

Nebbioso:
Con Loris ci conosciamo da un po’, nacque tutto da una mia collaborazione con Greta Xella, sua compagna e artista formidabile, per il volume Karmapolis. Da lì si è aperta la possibilità di fare un po’ di cose assieme, a partire da Cosfight, con Cyrano Comics. Loris è eccezionale. Lavorare con lui è facile, perché fa diventare perché fa diventare uber spettacolare ogni cosa che penso.
De Marco: Il primo contatto con Enrico risale ormai a qualche anno fa, ci siamo conosciuti tramite Greta e da lì abbiamo iniziato a collaborare su dei volumi Cyrano. Enrico è uno sceneggiatore in gamba e conoscendo la mia volontà di crescere anche a livello autoriale, ha capito subito ciò di cui avevo bisogno, lasciandomi la più totale libertà nella gestione della composizione e del ritmo delle tavole.

Nebbioso, come nasce la tua passione per il calcio di strada? Nei ringraziamenti citi Stefano Benni… hai letto qualcosa in particolare prima di scrivere?

In realtà La compagnia dei Celestini è uno dei libri che più ho amato e regalato nel corso degli anni. Non potevo non ringraziare Benni per quello che mi ha dato. Poi ho letto molto, da Gol di Garlando (con le illustrazioni di Turconi) a libri che parlavano di squadre e sport, anche a livello biografico, non per forza in ambito calcistico. Infine, aver fatto anche l’allenatore di bambini per qualche anno mi ha dato diversi spunti e l’ispirazione per alcuni personaggi

Qual è il vostro rapporto con il calcio e con il calcio giocato per strada senza regole, su campi irregolari?

Nebbioso:
Sono stato giocatore e tifoso. Ora non sono un grande affezionato, perché troppo legato a un calcio fatto di bandiere, tradizioni e fango. Ma La banda del pallone parla di Fut-Rua, un gioco ben diverso dal calcio che si vede negli stadi, che ha nella squadra e nella sua capacità di adattarsi al campo, all’ambiente e alle avversità la chiave per la vittoria. Per questo, ogni volta che sono a spasso per il quartiere, mi trovo a pensare come se la caverebbero Matteo e i suoi compagni su di un playground ricavato sulla rampa di accesso a un garage, in discesa feroce, o con grossi sassi a impedire di correre senza guardare per terra (quindi il contrario di quello che ti insegnano nelle scuole calcio). La città è il cuore del Fut-Rua e il Fut-Rua non esiste senza manufatti, ostacoli e automobili parcheggiate in mezzo ai piedi. D’altronde, su un campo in piano, con l’erba tagliata a prato inglese, giocare è troppo facile!

De Marco:
Gioco a calcio da quando ne ho memoria, mio padre è un grande appassionato e ho ereditato subito la voglia di misurarmi con questo sport. Da ragazzino frequentavo tantissimo i campetti in quartiere e gli oratori, si giocava a “undici”, a “porte” e quando si era abbastanza scattava la partita. La domenica spesso andavo a vedere mio padre giocare al parco con i suoi amici, e quando non correvo a bordo campo con un pallone ero ipnotizzato dal vedere questi signori giocare in un campo “improvvisato” dal terreno sconnesso e con le porte fatte da due pali e la traversa da un nastro rosso e bianco (cosa che ovviamente creava infinite polemiche sui gol fantasma).

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De Marco, nella tua biografia (sul sito Tunué) c’è scritto che realizzi giochi… una versione “da tavolo” del fut-rua è pensabile? Il libro viene raccontato come “Avventure e sfide nel mondo del pallone alla Pokémon”. Potrebbe essere un punto di partenza quello delle card game con personaggi, caratteristiche tecniche e valori?

In realtà ho realizzato logotipi – anche – per giochi di ruolo, cosa che comunque mi ha permesso di avvicinarmi un po’ a quel mondo. Non è un discorso impossibile, nel volume abbiamo provato ad immaginare delle schede tecniche che ricordano un po’ le figurine, ma personalizzate in base alle qualità dei giocatori, e un gioco da tavolo con le carte sarebbe una figata. Ragionandoci, secondo me anche un gioco di ruolo pensato come D&D legato allo sport potrebbe non essere una follia: ognuno crea il suo personaggio in base a dei valori, si organizza con un gruppo creando una squadra e poi si sfidano sia compagini gestite da un master, sia sfide con altre squadre vere e proprie.
Devo correre a brevettarlo?

Nebbioso,  il libro più che di calcio… parla di amicizia. Racconta della nascita di una squadra. Ci racconti come e quando è nata l’idea di scrivere il soggetto?

Io sono un divoratore di avventure, siano questi film, giochi o fumetti, e le avventure, per essere tali, hanno bisogno di eroi e dei loro alleati, persone in cui credere ciecamente e di cui si dà per certa la presenza nel momento del bisogno: hanno bisogno di amicizia, insomma. Per questo ho provato a immaginare cosa avrebbero potuto fare cinque ragazzi cresciuti in una città dei giorni nostri di fronte a una grande avventura. Sì, perché il pallone è una cosa incidentale: avrebbe potuto essere un frisbee, una mazza o una bacchetta magica ad accomunarli. Solo che poi ho pensato che l’infanzia della maggior parte di noi è stata segnata da una palla che correva avanti e indietro per un cortile come avesse un motore, fonte di scontri e grandi amicizie. E allora l’avventura ho deciso di costruirla lì intorno, ma poi i ragazzi de “la banda del pallone” hanno cominciato a muoversi in altri campi: quello della leggenda, dell’esplorazione, della magia, della storia… Di anni ne sono passati tanti, nel frattempo, e Matteo e soci sono diventati sempre più reali, accumulando un background complesso, partite su partite, e avventure fantastiche. Aspettavano solo di trovare la matita giusta che li mettesse su carta…

Ma finisce così? Non avete voglia di dare un seguito alle avventure della squadra?

Nebbioso: Noi ci speriamo tantissimo. Abbiamo dovuto fare delle scelte drastiche per confezionare al meglio questo volume e alcune avventure non le abbiamo potute inserire nella versione definitive. Per questo, parlando con Loris o con altri, mi trovo a chiedermi se questa o quella cosa l’abbiamo già detta o se quel personaggio ha già fatto la sua apparizione. Credo abbiamo materiale per almeno altri quattro libri, al momento, ma tutto dipende da come verrà accolta “la Banda del Pallone”. Io, infatti, non vedo l’ora che finisca la quarantena per andare nelle scuole a parlare di Misia e Mede, della pestifera Vania e di quel vanitoso del Signorino! Riuscirete a resistergli?

De Marco:
Per quanto il volume sia autoconclusivo, l’intenzione è ovviamente quella di lasciare il lettore con la voglia di saperne di più, e come ha detto Enrico abbiamo molte cose che abbiamo solo accennato, ed altrettante che sono solo in attesa di essere raccontate. Senza fare spoiler, dico solo che ogni scelta del volume è ragionata per non lasciare nulla al caso, inserti di inizio capitolo compresi! Tutto dipenderà da quanto “La Banda Del Pallone” riuscirà ad entrare nel cuore dei piccoli e grandi lettori, e se la risposta sarà positiva per Matteo e soci le cose si faranno molto interessanti!