Vera Gheno: Le parole contro la paura

Il libro è uscito ieri e io l’ho letteralmente divorato. Si legge velocemente; sono meno di 90 pagine organizzate come un grande vocabolario della Pandemia. Lo scopo di questo libro è duplice.
Per non dimenticare ciò che è stato, quando ci sarà consentito tornare alla normalità. E per non scordarci oggi quanto sia importante essere presenti e focalizzati su una giusta e corretta informazione.

Da ieri è negli store digitali, Parole contro la paura di Vera Gheno, un piccolo libro (per ora solo disponibile in ebook –  che raccoglie una potente galleria di parole rilevanti del “tempo della pandemia”, così da renderlo raccontabile anche alle generazioni che verranno: dalla A di attesa alla Z di zombie, passando per guanti, jogging e libri.
Un album fotografico e letterario al tempo stesso per poter tornare indietro nel tempo, quando riacquisteremo tutte le nostre libertà, per sfogliarlo e ricordare quello che è stato. Per ricordarci di quando la parola Farina conteneva non una semplice definizione, ma la narrazione di un momento, una quasi un’avventura. L’uscire, lo stare in fila, lo stare attenti, la conquista e la sua trasformazione, con acqua e lievito, in un composto altro.
Una pizza ad esempio.
Ma farina non è solo una parola, è un simbolo. Perché unita a un po’ di acqua può dar vita a tutto. Potreste avere del pane (o appunto della pizza) ma anche della colla. Ed è così che funzionano le parole. Vanno usate nel modo giusto, non bisogna sbagliare dosi e proporzioni e l’autrice ce le racconta tutte pesandole al grammo.  Centellinandole. 

Vera Gheno, sociolinguista specializzata in comunicazione digitale, spiega nel suo lavoro come le misure di isolamento imposte alla popolazione per fronteggiare la pandemia abbiano stravolto le vite di tutti, nessuno escluso. Cosa ci resterà di questo tempo sospeso, forzosamente privato? Magari un po’ alla volta perderemo di vista i piccoli particolari: le fotografie del pane appena sfornato, dei balconi, dei videoaperitivi in compagnia. Finiranno affogati dalla “narrazione ufficiale” e noi avremo perso la parte più ingenua, fallata, quotidiana di un evento epocale che per chiunque è e sarà, inevitabilmente, anche intimo e personale.

Vera Gheno ha chiesto alle persone sulla sua pagina Facebook di raccontarsi nell’emergenza attraverso tre parole simbolo della loro quarantena, perché una parola non è mai “solo” una parola, ma un gancio teso verso un mondo di significati. Il risultato di questo esperimento è nelle pagine di questo libro e ce le porteremo dietro per parecchio tempo. Riaprendole e rivivendo ciò che è stato. Anche attraverso parole a cui prima non avremmo dato tutta questa importanza.
Tipo Jogging e guanti.
Lo avreste mai detto?