Sono le ore 10:24 del 2 agosto 1980. È un torrido sabato mattina, e in stazione c’è già parecchio caos. La voglia di andare in villeggiatura, del resto, è tanta e non potrebbe essere altrimenti.
La sala d’aspetto della stazione è affollatissima e nessuno nota che una valigia giace abbandonata su un tavolinetto: c’è troppa gente e potrebbe essere di tutti, in effetti. In realtà non è di nessuno, ma è ricolma di ventitrè chili di esplosivo. È un attimo, e la valigia salta in aria, lasciando a terra 85 morti e oltre 200 feriti. Sono le 10:25: è bastato un minuto per cambiare la storia del nostro paese, sessanta secondi appena per scatenare l’inferno. Quell’orologio che per qualcuno stava scandendo un arrivo, una partenza, l’inizio di una vacanza ora è fermo e non ripartirà mai più.
La prima parte del libro I segreti di Bologna – La verità sull’atto terroristico più grave della storia Italiana, scritto da Valerio Cutonilli e dal magistrato Rosario Priore ed edito da Chiarelettere, è totalmente dedicata a costruire una sorta di contorno, uno sfondo su cui poi mettere in scena, per poterla raccontare al meglio, la strage di Bologna. Basta sfogliare l’indice per capirlo: si parla di Aldo Moro, di Fronte Nazionale per la Liberazione del Popolo Palestinese, di Libia e Gheddafi, e soltanto dopo 165 pagine, cioè a metà libro, arriva Bologna.
Come mai una simile scelta?
L’omicidio di Moro avrebbe rotto un equilibrio, finalizzato a impedire atti terroristici nel nostro Paese, con il Fronte Nazionale per la Liberazione del Popolo Palestinese. Questo viaggio indietro nel tempo, a dire degli autori, è quindi necessario per capire le condizioni socio politiche che portarono a quella mattina del 2 agosto.
Un passaggio del libro che descrive i momenti subito dopo l’esplosione:
Alle ore 10:25 la stazione viene investita da un’esplosione terrificante. Al boato assordante fa seguito una fiammata multiforme da cui si leva verso l’alto un’immensa nuvola scura. L’onda d’urto della detonazione investe due vagoni del treno straordinario Adria Express, poi torna indietro causando il crollo del fabbricato viaggiatori. Crollano trenta metri di pensilina assieme alle strutture portanti del ristorante e del sottopassaggio. Centinaia di tegole piovono a velocità spaventosa sul piazzale esterno della stazione, come se fosse in corso un bombardamento aereo. A terra giacciono persone di ogni età, i morti si contano a decine. A pochi minuti dall’esplosione, la prima ambulanza raggiunge il piazzale della stazione, ma il numero di feriti è così alto che servono anche taxi e autobus per garantire i soccorsi.
Il libro, non appena uscito, ha scatenato le ire di molti: secondo l’onorevole del PD Paolo Bolognesi, Presidente del Comitato dei parenti delle vittime della Strage, si tratterebbe dell’ennesimo tentativo di riabilitare i tre neofascisti giudicati responsabili dell’attentato, Mambro, Fioravanti e Ciavardini, spostando invece l’attenzione su nuove tesi e teorie complottistiche, che vedrebbero nel Fronte Nazionale per la Liberazione del Popolo Palestinese i veri mandanti del crimine.
Il libro monta le sue teorie con un buon ritmo e narrazione, tanto a volte da far tornare alla mente Strage, il discusso romanzo di Loriano Macchiavelli, che ambientò un capolavoro di pura fiction sullo sfondo della Strage di Bologna, e che per il troppo realismo, e per una serie di denunce, fu ritirato da tutte le librerie pochissime ore dopo l’uscita, o per dirla con le parole del magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo: come escludere che un romanzo sia più vero della storia vero?
Già, come escludere che una storia che ha trovato senza mai troppa convinzione tre colpevoli non possa all’improvviso essere riaperta e stravolta? Sono passati trentotto anni, sul pavimento non ci sono più ottantacinque corpi senza vita, ma la speranza e la pazienza dei parenti è ancora lì. In cerca di pace, e puntualmente sconvolta, ogni anno, all’avvicinarsi dell’anniversario.