Come forse molti di voi sanno prima di dedicarmi in tutto e per tutto all’attività giornalistica e alle consulenze nel mondo dell’editoria ho avuto il piacere di lavorare per 10 anni (e per 11 edizioni) a Più libri più liberi. Una manifestazione che ho letteralmente visto crescere davanti ai miei occhi e all’interno della quale ho svolto qualsiasi mansione. Dallo stagista al responsabile del programma. Oggi inizia una nuova edizione e qui ho deciso di raccogliere qualche ricordo sparso delle cose più curiose, divertenti e senza senso che mi sono successe in quegli anni incredibilmente faticosi ma al tempo stesso pazzeschi e formativi.
Sono rimasto chiuso in ascensore con Giulio Andreotti. Dovevo portarlo ad assistere a un evento, ci facciamo largo tra la folla: io davanti ad aprire un varco e lui col suo seguito dietro. Ci accaparriamo un ascensore (cosa non scontata nella vecchie sede dell’evento al Palazzo dei Congressi dell’EUR), saliamo, schiacciamo il tasto per salire al primo piano e… STOCK! 2 minuti da soli io, la mia collega Pamela, Andreotti e un suo assistente a chiacchierare del più e del meno. Oggi, col senno di poi, lo avrei subissato di domande. All’epoca feci quasi scena muta.
Ho contribuito a realizzare il murale di Zerocalcare a Rebibbia. Cioè io in realtà non ho fatto nulla, ma ho solo raccontato l’idea al suo editore che poi l’ha raccontata a Michele che poi ha detto “Bomba facciamolo”. E così adesso, per ogni volta che prenderete la metro a Rebibbia saprete che dietro quel murale c’è il lavoro di tanta gente, di un grande artista ma il primo passo è stato una mia telefonata a Michele Foschini nella sede della Bao Publishing.
Mi sono preso del fascista da una delegazione si Scientology. C’era un libro pubblicato dalle edizioni Paoline (sì, le suore!) che raccontava la storia di alcune persone uscite (forse sarebbe più corretto scappate?) dalla setta. Durante la presentazione del libro i facinorosi scientologisti hanno cercato di buttarla in caciara e io che di fatto avevo solo detto loro di non fare confusione e di consentire il regolare svolgimento del dibattito mi sono preso del fascio. Ma ho sempre penato che detto da quelli di Scientology avesse un valore pari e contrario al reale significato del termine.
Ho litigato con un noto personaggio televisivo perché stava facendo tardi a un evento organizzato dalla Fiera… Questa la versione ufficiale, almeno. Però la verità è che ci litigai perché si ostinava a chiamarmi Enrico. Anzi Envico, perché ha la erre moscia. Un caffè pagato a chi indovina di chi si tratta. Indizio: è una donna sopra i 60 anni.
Quando ero stagista sono stato invitato a una cena a cui nessuno mi rivolgeva la parola, l’unica che lo fece fu la meravigliosa Federica Bosco, all’epoca ancora poco conosciuta e sotto contratto con la Newton Compton. Erano gli anni di Mi piaci da morire per intenderci.
E poi in ordine sparso: ho conosciuto Pannofino al grido di Vivalammerda! Ho accompagnato sottobraccio Andrea Camilleri, ho fatto da cicerone a Pietro Grasso (quando era ancora un magistrato) ho recuperato fuori alla biglietteria un calciatore della Lazio, ho regalato a Ilaria Bernardini, una delle mie autrici preferite, un suo libro che non aveva nemmeno lei. Ma questa è una storia lunga, poi magari ve la racconto. Ho conosciuto tutti i sindaci di Roma di quegli anni e pure qualche ministro della cultura (e no, non eravamo ancora nel lungo regno di Franceschini) diversi Presidenti di regione e tutti gli assessori possibili e immaginabili e tra poche ore ci tornerò ancora una volta ché da spettatore, fatemelo dire, è ancora più bella.