L’altro ieri abbiamo appreso da La Stampa di un appello della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, a non acquistare i libri su Amazon, per sostenere le librerie di Parigi colpite dal nuovo lockdown volto a contrastare la seconda ondata del coronavirus.
In particolare nel virgolettato riportato dal quotidiano torinese la sindaca dice: “Lo dico davvero, ai parigini e alle parigine: non acquistate su Amazon. Amazon significa la morte delle nostre librerie e della nostra vita di quartiere. Parigi è una città in cui il libro deve avere tutto il suo posto come bene essenziale. Acquistate dal vostro libraio: potete ordinare e recuperare il vostro libro”.
Ma ha senso una simile dichiarazione da parte di un’istituzione?
Parlando col massimo dell’onestà intellettuale mi aspetto questo tipo di discorso da un amico libraio mentre ci beviamo una birra e mi racconta le difficoltà che incontra nel mandare avanti la sua libreria indipendente. Per esempio.
Ma dalle istituzioni no. E il motivo è semplice: il primo è che Amazon dà lavoro a tante persone nel mondo e la Francia non è da meno (ci sono al momento 13mila francesi che lavorano per Bezos).
Il secondo motivo per cui una frase del genere non ha senso è perché le istituzioni sono al momento gli unici soggetti capaci di richiamare l’attenzione sulla questione tasse (non) pagate dai colossi dell’industria tech. Avrebbe più senso una sindaca di Parigi che lotta affinché Amazon paghi le tasse regolarmente sul territorio francese e non una frase demagogica lanciata nel vuoto per catturare qualche applauso e poi essere dimenticata. Per la cronaca Amazon in Francia, nel 2018, ha dichiarato 250 milioni di euro di tasse a fronte comunque di un aumento del giro d’affari salito a 4,5 miliardi di euro.
“Boicotta Amazon, compra in libreria”. Perché la dichiarazione della sindaca di Parigi non ha senso.
