Come la gente normale è un bellissimo fumetto firmato dal canadese Hartley Lin, classe 1981 e alle prese con questo volume (edito in Italia da Edizioni BD, 15 euro) con il suo primo graphic novel.
Pronti – via, senza neanche capire bene dove siamo (e perché) ci ritroviamo nella vita di Franny; siamo nella sua testa durante una notte tormentata dai troppi pensieri.
Franny è Frances Scarland, giovane impiegata paralegale di un importante studio di avvocati di Toronto. Sa fare bene il suo lavoro e per questo davanti a lei iniziano ad aprirsi strade e carriere luminose. Che come tutte le carriere luminose chiederanno però rinunce e sacrifici.
Ma ne vale la pena?
Ma è quello che vuole?
Fatica e sacrificio sono il prezzo da pagare per una vita appagante?
Ma qualcuno un paio di decadi fa non ci aveva raccontato che noi non siamo il nostro lavoro?
Domande esistenziali non nuove, che ci siamo fatti e che ritroviamo in buona parte delle narrazioni degli anni Zero. Cioè da quando ci siamo svegliati dal sogno dell’uomo e della donna che potevamo farsi da soli come nei film di Maichael J Fox. Ma la vita non è “Amore con interessi” o “Il segreto del mio successo” e ormai lo abbiamo capito tutti che c’è una grande e colossale differenza tra l’America reaganiana (e il suo racconto) e quella che va da Clinton e Bush (figlio) in poi.
La domanda allora è: c’era bisogno di un ennesimo fumetto che si interroga sul fallimento generazionale? E sopratutto la domanda delle domande dovrebbe essere: perché fare fumetto indipendente ormai significa quasi sempre raccontare storie di trentenni che hanno perso la direzione e non sanno cosa vogliono dalla loro vita?
Domande che meritano una discussione a parte, ma che ci danno la possibilità di dirvi una cosa: Come la gente normale cerca di sovvertire questi stereotipi. Ad esempio ha un finale. Nessun pensiero che resta in sospeso tra l’ultima pagina e la quarta di copertina, ma una fine. Forse non la migliore, ma almeno c’è un punto. Un granello di sabbia negli ingranaggi di una certa narrazione. Forse.
Di sicuro c’è una pace raggiunta, un accordo, un sentiero da percorrere mano nella mano tra la Vita e Frances.
Là fuori c’è vita. Là fuori c’è il caos. Fate pace con voi stessi prima di mettervi a piangere perché tutto è uno schifo. Scegliete: o vivete la vostra vita o piangete. E se piangete, è la fine. Ma questo non lo dice l’autore, lo dico io. Mi piace pensare a Come la gente normale come al primo fumetto in grado (anche se non del tutto) di rompere questa tendenza che lega il disagio esistenziale dei trentenni con la nona arte. Come se all’improvviso Muccino smettesse di girare film su famiglie borghesi in crisi per le loro vite costruite su falsità e passeggeri appagamenti. Ecco: Lin ci ha provato, in parte c’è riuscito, non so se era il suo scopo, ma per il fumetto è una boccata d’aria fresca.