Letture romaniste: Il bar delle grandi speranze (per Nicolò)

Ciao Nicolò,
in questa rubrica io, di settimana in settimana, consiglio un libro “abbinandolo” alle partite di campionato che di volta in volta affronta la Roma. Questa settimana faccio un’eccezione e il libro voglio consigliarlo a te.
Magari avrai tempo, visto che un po’ di riposo forzato purtroppo ti tocca o magari sarà di stimolo per qualche lettore di queste pagine che come te sta attraversando un periodo complicato.
Questa settimana, Nicolò, il titolo che mi viene in mente da domenica sera, da quando cioè è arrivata la notizia del tuo infortunio e della sua gravità, è quello di un libro uscito precisamente quindici anni fa. Si intitola “Il bar delle grandi speranze” e lo ha scritto un giornalista americano davvero in gamba. Il suo nome è J.R. Moehringer. 

Il bar delle grandi speranze racconta la storia di J.R., figlio unico di madre single che cresce ascoltando alla radio la voce del padre, un dj di New York scappato prima che J.R. potesse dire la sua prima parola. Dalla testa di quel ragazzino scapperà presto anche la voce di suo padre e a sostituirla ci sarà il bar di quartiere e l’umanità varia che lo popola. Quel luogo così respingente, ma accogliente al tempo stesso, lo crescerà e lo farà diventare un uomo. Il bar delle grandi speranze racconta con semplicità e un’umanità travolgente della lotta di un ragazzo per diventare un grande uomo.  

Ecco Nicolò,
io ti immagino in quel bar adesso. A crescere, ad ascoltare le storie degli altri e a raccontare la tua. A sentirti ogni giorno un briciolo più consapevole di chi sei e di cosa fai, pronto a vivere con la giusta e matura pazienza questi mesi che ti aspettano.
Saranno duri, saranno lunghi, saranno persino noiosi, ma soprattutto sapranno essere incredibilmente formativi. E tu, come il protagonista di questo libro, non avere fretta di trasformarti in qualcuno che sei già destinato a diventare: un grande uomo.

C’è una frase all’interno del libro che recita più o meno così:

Capii che dobbiamo mentire a noi stessi di tanto in tanto, dirci che siamo forti e capaci, che la vita è bella e il duro lavoro avrà la sua ricompensa, e poi provare a trasformare le nostre bugie in realtà. Questo è il nostro compito, la nostra salvezza, e questo legame tra mentire e provare era uno dei tanti doni che mi aveva fatto mia madre.

Noi (e penso di poter parlare a nome di un paio di milioni di persone quando dico “noi”)  ti aspettiamo lì, in quella zona grigia dove mentire e provare si scoprono alleati e spostano l’asticella sempre un po’ più in alto. Si chiama migliorare, si chiama guarire, si chiama crescere.
Sarà dura,  ma non sarai solo.

E poi c’è un’altra frase su questo libro che voglio donarti, ma questa volta sta solo sul mio. Si tratta di una dedica scritta sulla prima pagina: “Sei entrato nella nostra famiglia in punta di piedi e ci hai preso il cuore.”
Ecco Nicolò, pari pari.
Come lo hanno scritto a me, io lo dico a te.
Daje.