Tutto iniziò il 10 ottobre del 1952, quando “Le sabbie di Marte”, di Arthur Clarke, uscì come primo numero della collana “I romanzi di Urania”.
La Mondadori, infatti, decise di lanciare in contemporanea una rivista di racconti legati alla fantascienza, che però smise di pubblicare dopo appena 14 numeri, e una collana di romanzi e antologie, che ancora oggi è possibile trovare in edicola con il nome, semplicemente, di Urania.
Sarebbe lungo ricostruire la storia di Urania, che nei sessantasei anni di vita ancora in essere può vantare più di 1600 uscite nella sola collana principale, senza contare decine di altre serie “minori”, nate come supporto o approfondimento della stessa, alcune cessate dopo pochissime uscite, mentre altre ancora attive.
Seppur difficile entrare nel dettaglio di una collana così lunga ed importante, è giusto ricordarne e celebrarne i traguardi più importanti, quelli che, per i lettori e per gli editori, hanno significato molto.
Ed ecco che proprio il 3 novembre del 1968, cinquant’anni fa esatti oggi, veniva pubblicata l’antologia di Robert Sheckley “Ma che pianeta mi hai fatto?”, che arrivava in edicola come uscita numero 500 di Urania.
Rispetto alla prima apparizione di sedici anni prima, la collana aveva assunto già il classico aspetto che la contraddistinse per più di trent’anni, con il titolo Urania scritto in nero su fondo bianco in alto a sinistra, una fascia rossa subito sotto, e l’immagine di copertina racchiusa all’interno di un cerchio, anch’esso di colore rosso.
Per questo speciale traguardo, sullo sfondo bianco venne stampato il numero 500 in colore giallo, ad evidenziare l’importanza di quell’uscita.
Al timone della collana c’erano già, da quattro anni, due giganti come Carlo Fruttero e Franco Lucentini, subentrati a Giorgio Monicelli, primo curatore rimasto in carica fino al 1961, e ad Andreina Negretti, che curò solo dodici uscite prima dell’avvento dello scrittore torinese, al quale si aggiunse nel 1964 il collega romano.
Robert Sheckley era già stato protagonista principale, in precedenza, di tre numeri di Urania, grazie ai quali il pubblico italiano poté entrare a contatto con uno dei più grandi autori statunitensi di fantascienza, e gli allora curatori della collana decisero di celebrare il traguardo delle cinquecento uscite pubblicando una raccolta di racconti proprio dello scrittore newyorkese.
C’è da dire che, dei sei titoli all’interno di “Ma che pianeta mi hai fatto?”, il brano che dà il nome al volume e “La città premurosa” sono due estratti del romanzo “Il difficile ritorno del signor Carmody”, che sarebbe stato poi pubblicato per intero nell’uscita numero 530 di Urania.
Da segnalare, invece, oltre a “Mondo pietrificato”, unico racconto breve presente nell’antologia, anche “Il morso della seggiola”, dove Sheckley dipinge una visione futuristica del mondo, sconvolto da un ipotetico terzo conflitto mondiale.
Come spesso accade nelle antologie, si può apprezzare solo in parte il vero valore di un autore, che comunque anche in questi sei racconti dà misura di tutte le sue capacità stilistiche e di tutta la sua grandezza letteraria.
“Ma che pianeta mi hai fatto?” resta, dunque, un volume da cercare, magari tra le bancarelle di libri di seconda mano o sugli scaffali dei mercatini dell’usato, leggere, così da conoscere anche le opere minori di un capostipite come Sheckley, e conservare gelosamente, come uscita numero 500 di Urania.
Pensando che proprio oggi, questo volumetto, compie cinquant’anni.